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Punto di non ritorno

Regia di Fisher Stevens vedi scheda film

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La recensione su Punto di non ritorno

di lamettrie
8 stelle

Un bel documentario divulgativo, su uno dei problemi più grandi del mondo come l’inquinamento e il surriscaldamento globale. Proprio l’importanza di tale tematica fa passare in secondo piano la semplicità della visione di fondo, che però va considerata assieme a due pregi: 1) la capacità di farsi capire da tutti – per cui è auspicabile la visione di tale documentario inonesto alle scuole medie e in tutti gli istituti tecnici e professionali - , e 2) la verità dell’impegno di Di Caprio, che comunque si è mosso concretamente e materialmente in tuti i contesti naturali dove empiricamente si hanno le prove della catastrofe che incombe su di noi.

Di Caprio ha poi altri due meriti notevoli.

Il primo è quello di criticare nel modo giusto, senza eccessi né sconti, gli imprenditori che, come categoria (anche se non certo tutti agiscono al fine di favorire, indirettamente o no, questa ecatombe) sono l’unica causa dell’apocalisse che pende sul capo dell’umanità.

Il secondo è quello di criticare nel modo giusto, senza eccessi né sconti, gli scienziati e i giornalisti che mentono, in quanto ben pagati dai responsabili dell’inquinamento, che hanno interesse a rovinare il mondo perché risparmiano sulle giuste misure ecologiche, e dunque ci guadagnano.

La responsabilità di scienziati e i giornalisti è straordinariamente alta e grave, un caso come questo e altri. Infatti gli scienziati non possono tradire la verità che mediamente emerge dalla loro attività per rovinare l’umanità per la propria esclusiva sete di carriera e denaro, che può venire assai meglio soddisfatta leccando i piedi degli imprenditori (spesso criminali come qui) che li corrompono per sostenere il falso.

Qualcosa di assai simile si può dire per i giornalisti: che hanno il compito istituzionale di illuminare tutti sulla verità in merito alle questioni più importanti della vita associata, secondo una gerarchia di importanza che deve riflettere la tutela dell’interesse di tutti riguardo i diritti umani. La disonestà intellettuale di tanti giornalisti, oltre che quella di tanti scienziati, ugualmente nutrita solo dalla sete di soldi e carriera, è un male grandissimo per l’umanità: del resto il giornalismo serio, quello normale che fa il suo dovere, quasi mai ha procurato avanzamenti di carriera; quello iniquo, scientemente e colpevolmente disonesto, ne ha procurati incredibilmente di più. Tanto più, quanto più si sale nel “prestigio” socialmente attribuito ai giornali. Prestigio che di norma, purtroppo, è inversamente proporzionale al merito reale di tali giornali, secondo i canoni che abbiamo precedentemente ricordato.

Perciò Di Caprio ha grandi meriti, nell’aver prodotto e finanziato tale documentario. Può permetterselo, di denunciare i grandi mali del mondo contemporaneo, e quindi soprattutto del capitalismo, poiché ha una posizione professionale solida, che però non deriva dalla competenza nelle questioni che qui tratta. Se fosse stato straordinariamente competente, infatti, sulla scienza ecologica, non avrebbe mai fatto carriera, per via della citata disonestà imposta da una classe dirigente delinquenziale.

Comunque ben venga che abbia il coraggio di poter dire queste verità, lui che se le può permettere senza perdere possibilità della sua carriera, appunto perché non è uno scienziato. Ma gli va altresì riconosciuto che - anche nel suo ambito, quello cinematografico – ha avuto grossi problemi proprio perché non era corrotto e non passava sotto silenzio le malefatte di ricchi criminali. Se non fosse stato così serio, avrebbe avuto molti più riconoscimenti, e vie spianate.

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