Regia di Sarah Adina Smith vedi scheda film
Cosa (non) accade al Gatto di Schrödinger quando Schrödinger (l'osservatore) schiatta?
“Dio non è misericordioso: è efficiente”. PdV.
Sarah Adina Smith - sceneggiatrice di tutti i suoi lavori -, con alle spalle una manciata di cortometraggi girati a partire da metà degli anni zero (compreso un segmento di “HolyDays”), esordisce nel lungo – dopo aver co-sceneggiato l'N.simo fine-di-mondo, “GoodBye World” – con “the MidNight Swim”, prosegue la carriera con questo “Buster's Mal Heart” (2.35:1, Red Dragon, DCP) ch'è la sua opera seconda, di cui, come al solito, ha curato anche il montaggio (parte ovviamente fondamentale “sempre”, ma in un'opera del genere maggiormente, e non solo dal PdV puramente e prettamente narrativo ma contestualmente di stile “a sé stante” della rappresentazione), prima di dirigere due episodi della 1a stag. della serie antologica HBO “Room 104” (luglio-ottobre 2017).
L'interpretazione di Rami Malek (“the Pacific”, “Mr. Robot”, e prossimo Freddy Mercury nel “Bohemian Rapsody” dell'al meglio inutile Bryan Singer) rimanda direttamente a – e non sfigura al confronto con – quelle di Michael Shannon in “My Son, My Son, What Have Ye Done” di Werner Herzog e (“C'è un) “Bug” (nel sistema”) di William Friedkin.
Al suo fianco, da una parte Kate Lyn Sheil (“Green”, “Equals”, “the GirlFriend Experience”, “OutCast”, “House of Cards”) è presenza attoriale concreta e sfumata, e dall'altra, quasi sovrimpresso, DJ Qualls (“Z Nation”, “the Man in the High Castle”, e fresco (de)capitozzato in “Fargo-3”) si muove calpestando l'ombra del protagonista.
Fotografia del sodale della regista Shaheen Seth.
“Tutti dobbiamo credere in qualcosa. Io credo che mi farò un altro drink.” - W. C. Fields
Il film avvince, in parte, e altrove annoia un poco, ma non convince, affatto, del tutto.
Non sono certo le scorciatoie "religiose", risolutive (il dio "efficiente" e non misericordioso), ad avermi quasi “repulso” (e qui si potrebbe azzardare un parallelo di/con-vergente con "Hungry Hearts" di S.Costanzo), quanto piuttosto alcune piccole ingenuità di pura composizione: la colpa, l'errore, il rimorso, l'espiazione, non si risolvono sovrascrivendo la realtà per mezzo di uno sterminatore/aggiustatore autoinsorto, inconsciamente o consapevolmente, o calato dall'alto come un deus ex machina scatenante e imperfetto.
Riesce però a tirarsi fuori e a cavarsi d'impaccio e d'impiccio da una serie di scorciatoie e/o giri larghi che immancabilmente si rivelano essere vicoli ciechi tipici di certo cinema post Y2K (quando il complottismo incontra la new age, il romanticume, lo spirit(ual)ismo, la misticanza, il misticismo, la trascendenza dozzinale) identificabile con nomi quali Mike Cahill, Brit Marling, Zal Batmanglij, il “citato” Drake Doremus, Juan Solanas, Charlie McDowell... Non è SF (né Speculativa né tanto meno Hard), ma è un buon fantastico-filosofico.
Tutto troppo ambiguamente perfetto e al contempo tutto troppo perfettamente ambiguo: Buster scompare (di nuovo) e Onus Quato naufraga (di nuovo) : le sfocate imago sullo sfondo della battigia a contatto con la risacca sono e non sono, fino a quando lui non le vedrà, dopo averle guardate, la sua famiglia: cosa (non) accade al Gatto di Schrödinger quando Schrödinger (l'osservatore) schiatta?
* * * ¼ (½) - 6½ (7)
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