Regia di Barry Jenkins vedi scheda film
Moonlight, diretto Barry Jenkins che ha basato il film sul dramma teatrale In the Moonlight Black Boys Look Blue di Tarell McCraney, fa parte del trittico di film a tema “black” inseriti nel novero dei candidati all’Oscar 2017 dopo le polemiche del 2016 targate #OscarSoWhite. I temi della segregazione razziale e gli attori afroamericani quest’anno sono presenti in un numero consistente e Moonlight rientra sicuramente tra i film d’indiscusso valore. La storia è ambientata nei sobborghi neri di Miami e in tre atti mette in scena la vita di Chiron costretto a vivere la sua condizione di gay in un contesto sociale dominato dal machismo e dalla sopraffazione del più debole come affermazione della personalità.
Giovinezza, adolescenza e maturità sono le tre fasi della vita di Chiron, timido e riservato ragazzino nero con madre tossica che trova una famiglia putativa in grado di proteggerlo dall’endemica violenza che regna nel quartiere. Schernito dai ragazzini più grandi prima, preso di mira dai bulli a scuola poi, Chiron non cerca un modo per affermare la propria natura, poiché sa che la sopravvivenza è delegata alla mimesi con l’ambiente circostante. Come in una giungla.
In un contesto sociale nel quale la violenza è quotidiana e lo spaccio di droga una normale attività per sbarcare il lunario e fare una vita dignitosa, Chiron si trasforma nel “gangsta” che tutti si aspettano che sia, riuscendo a nascondere il proprio essere dal giudizio altrui.
La cosa interessante in Moonlight è proprio la dialettica impostata dal regista tra la costruzione del personaggio e ciò che intimamente, sottotraccia essa intende. Significante e significato sono portatori di un senso proprio, esclusivo, mettendo in scena la necessaria mimetizzazione sociale in grado di salvare Chiron dall’odio omofobico della gente per il quale egli è diventato un riferimento. Spacciatore di successo, fisicamente macho e muscoloso, minaccioso nella sua forma esteriore, in realtà egli è un guscio entro il quale si nasconde l’animo martoriato di una personalità che mai è riuscita a affrancarsi dalla paura, e che solo una volta si è lasciata andare al desiderio.
Su una spiaggia, durante l’adolescenza, sotto la luce della luna piena, come un mannaro Chiron aveva manifestato la sua vera anima a un coetaneo, anch’egli mimetizzato tra la folla da un atteggiamento spavaldo.
In un realismo innervato di lampi espressionisti - i ragazzini di colore alla luce della luna sembrano blu – la storia di Chiron è narrata in un racconto secco, nervoso e senza fronzoli, interpretata in maniera impeccabile e scritta con grande accuratezza. Il blu è il colore dell'introspezione psicologica, della melanconia e il bambino esposto alla luce lunare rivela la propria anima, denudandosi dell'armatura esteriore che lo protegge.
Moonlight è una sorpresa da non lasciarsi sfuggire. Un film emozionante che affonda lo sguardo negli stereotipi dell’omofobia e del razzismo traendone un senso profondo, rimestando nel fango di un ambiente sociale che con la segregazione ha sempre avuto a che fare. Segno che l’essere umano, di qualsiasi colore esso sia, ha in sé l’incapacità di apprendere dal proprio dolore.
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