Regia di Barry Jenkins vedi scheda film
Oscar incomprensibile dall’inizio alla fine: all’inizio, perché non si capisce come e perchè un gigante non-buono debba approcciarsi a un negro-pistolino-errante nei pascoli dei suoi Beati Spacci; alla fine, perché se, anziché omo la storia fosse stata etero, sarebbe stata la più insulsa storia dammOre mai tanto premiata prima d’ora. Nel mezzo, altrettanto incomprensibile ed insulsa l’esigenza claustrofobica del regista, una serie infinita di inquadrature strettissime su non si capisce cosa, e nemmeno perché.
Dis-assegnato solo per contro-Trumpare sull’onda che (s)monta, un Oscar politically scorrect dall’inizio alla fine,: all’inizio, perché il miglior film in lizza era “Arrival” (consolato da una statuetta men che mediocre che ha a che fare con qualcosa come il montaggio sonoro...), e alla fine, perché se un babacchione che una volta era “Red”, nel bel mezzo della Pet Ceremony afferma solennemente che “And the Oscar goes to... LaLaLand”, l’Oscar va a LaLaLand, punto e basta.
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