Regia di Barry Jenkins vedi scheda film
Chiron (Alex R. Hibbert, Ashton Sanders e Trevante Rhodes), un bambino nero e gay che vive in una zona turbolenta di Miami con la madre (Naomie Harris), tossica e prostituta e dal carattere scostante nei confronti del proprio figlio, subisce episodi di bullismo da parte dei compagni di scuola ma viene preso sotto l'ala protettiva di Juan (Mahershala Ali), uno spacciatore che vive con la compagna Teresa (Janelle Monàe).
'Moonlight' descrive la vita di Chiron dall'infanzia all'età adulta, diviso in tre parti, che più o meno si equivalgono come minutaggio - 35 minuti il primo, dal sottotitolo 'Little' in originale, da noi 'Piccolino', con Chiron bambino vessato dai piccoli compagni di giochi, 30 minuti il secondo, 'Chiron' con lui adolescente e i suoi comoagni che sono passati alle vie di fatto, pestandolo a sangue, che si chiude con il gesto liberatorio del ragazzo, che gli costa però una lunga permanenza in riformatorio ed infine 40 il terzo, 'Negro' (o 'Nero') con Chiron ormai uomo uscito, totalmente cambiato nell'aspetto, ma ancora fragile caratterialmente.
Barry Jenkins, regista colored 'miracolato' dall'Academy, solo al secondo lungometraggio sul grande schermo e dall'esperienza precedentemente sviluppata nel mondo dei corti, dirige un'opera dagli intenti anche lodevoli, con cui mira a raccontare le esperienze di 'una vita difficile', attraverso la quale un bambino prima, un ragazzo poi e, alla fine, un giovane uomo è alla faticosa ricerca della propria identità e di un posto nel mondo ma si scontra con gli esiti che sono, a dir poco sconfortanti: se da un lato il soggetto, tratto dalla pièce teatrale 'In Moonlight Black Boys look Blue' di Tarell Alvin McCraney, da cui deriva poi lo script dello stesso Jenkins è infarcito di cliché relativi ai vari personaggi, con un protagonista nero proveniente da un ghetto di una metropoli ad alto tasso di criminalità, con madre drogata che lo trascura e lo tratta male, padre assente, il quale viene surrogato da uno spacciatore dal cuore d'oro, con una compagna disponibile anch'essa a fargli da madre putativa e poi, sempre il personaggio principale, che, alla fine, si dedica anch'egli allo spaccio, dall'altro i dialoghi sono didascalici come pochi.
La regia, dopo qualche svolazzo iniziale, con la mdp che volteggia attorno agli attori, per poi diventare camera a mano nei momenti più concitati, si affloscia in una messa in scena piatta e statica, con interminabili sequenze in prevalenza dialogate, con gli unici due momenti toccanti che corrispondono al bagno in mare di Chiron con Juan, che rappresenta un'esortazione a non avere mai paura nell'affrontare gli ostacoli (è curioso che il film dica molto di più in una scena dove i dialoghi sono assenti...) ed il confronto tra Chiron adulto e la madre che cerca disperatamente di uscire dal suo inferno personale.
Di buono restano quindi le interpretazioni degli attori, tutti in toni dimessi, con Naomie Harris - resa quasi irriconoscibile dal trucco con cui viene occultata la sua bellezza - che offre una prova soffertissima e si staglia dal resto del cast e la bella fotografia, dalle tonalità molto forti, di James Laxton, ma la messe di nomination (8) agli Oscar, molte delle quali inspiegabili, ma almeno un paio, secondo certi bookmakers, destinate a tramutarsi nella statuetta dorata, sembran più una sorta di mea culpa di un'Academy 'democristiana', tendente ad assecondare le lamentele sorte lo scorso anno in cui vennero trascurati certi lavori a tematica black, piuttosto che un attestato di qualità artistica di 'Moonlight'.
Voto: 5 (v.o.s.).
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