Regia di Barry Jenkins vedi scheda film
Chiron bambino afroamericano vive nel ghetto di Miami, cresciuto da una madre tossicodipendente. Tra discriminazione, droghe e criminalità, Chiron cerca la sua identità. Il racconto della sua infanzia fino all’età adulta, passando per l’adolescenza di un bambino che diventa uomo anche attraverso l’incontro con persone che gli cambieranno la vita.
Questo film ha vinto l’Oscar come miglior film. In quella memorabile cerimonia di premiazioni in cui le buste scambiate fecero urlare allo scandalo, più (forse) del suddetto immeritato premio. Perché diciamolo pure chiaramente: Moonlight è un film gradevole ma sicuramente non un film da Oscar.
Tra personaggi che compaiono e scompaiono senza neanche degnarci di una spiegazione, amori illusori, forse platonici, che iniziano “al chiaro di luna” e lì comunque finiscono e metamorfosi radicali che ci vengono sbattute in faccia senza preavviso, siamo evidentemente di fronte ad una pellicola che si avvale di una sceneggiatura (forse volutamente) frammentaria che si prende la briga di voler raccontare troppo e finisce poi per non raccontare nulla.
Lo smarrimento che si prova al termine della visione è in gran parte dovuto ai repentini passaggi temporali da un’età all’altra del protagonista senza intermezzi esplicativi. Barry Jenkins ci mostra solo spezzoni delle varie tappe dell’esistenza di Chiron e non ci rende mai partecipi davvero del racconto, tenendo lo spettatore ad una distanza tale da non consentire la necessaria empatizzazione con il protagonista.
Anche se la narrazione non decolla praticamente mai ed è incapace di coinvolgere fino in fondo, il film vanta una fotografia notevole che esalta i contrasti ed i colori donandogli una profondità impetuosa che valorizza soprattutto le tinte scure regalando degli scroci in notturna che valgono almeno una visione della pellicola che riesce comunque ad intrattenere se la si guarda con poche pretese.
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