Regia di Morgan Spurlock vedi scheda film
Chi si impadronirà del pianeta, una volta che il genere umano sarà spazzato via? Gli esperti non hanno dubbi: i ratti, che vivono nelle condizioni più malsane e si nutrono dei nostri scarti, popolando a milioni il sottosuolo delle grandi città, negli Usa come in Europa e in Asia.
Morgan Spurlock è destinato a rimanere sempre legato a doppio filo al successo della sua opera d’esordio, quell’impressionante – e non privo di limiti, indubbiamente sensazionalista – Super size me che nel 2004 lo rivelò al pubblico mondiale; eppure nella sua ormai lunga carriera ha realizzato una miriade di titoli di vario genere, sempre nel segno del documentario: dal musicale (per gli One direction) ai prodotti televisivi, come è questo Rats. Televisione di alto livello, quantomeno di budget, in ogni caso: prodotto da Discovery Channel, il film è un excursus sulla popolazione mondiale di ratti; portatori di malattie sterminati senza pietà nelle maniere più brutali oppure prede ambitissime per la cucina locale (in Indocina: inevitabile, ma comunque curioso, l’accenno al pericolo di contagio di vari, pericolosissimi virus in lieve anticipo rispetto alla diffusione del Covid-19) o addirittura, nella sequenza giustamente posta in conclusione del lavoro, creature sacre per certi popoli indiani. Il disclaimer in apertura avverte della scabrosità di alcune immagini: nulla di eccezionale, ma un paio di topolini scuoiati e fatti a pezzi si intravedono, fors’anche in maniera un po’ gratuita (ma funzionale, se si vuole lanciare il messaggio che certi animali andrebbero lasciati in pace, non mangiati). Interessante documentario, a ogni modo, nel suo complesso; notevole anche la scena di caccia “all’inglese” (con i cani, nelle aperte campagne) ai ratti. 6/10.
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