Regia di Brian McGinn, Rod Blackhurst vedi scheda film
Ci sono fatti di cronaca che restano nell’immaginario collettivo, principalmente quelli che hanno come protagonista un omicidio, meglio ancora se avvolto da un mistero circa chi sia l’assassino e come mai sia potuto accadere. La fame di notizie tragiche quanto misteriose, il modo in cui le stesse vengono raccontate dai media, generano un morboso interesse da parte di coloro che sono spettatori e a fare da collante in tutto questo sono i protagonisti.
La storia di Meredith Kercher è uno degli esempi lampanti. L’omicidio della studentessa di Perugia e tutto ciò che è ruotato attorno a lei, compresi accusati e accusatori, hanno tenuto accesi i riflettori per molto tempo finchè il processo non è stato concluso.
Il documentario Amanda Knox di Rod Blackhurst e Brian McGinn, porta il nome di una delle persone accusate dell’omicidio della giovane studentessa, due volte processata e due volte assolta, racconta il caso mostrandocelo dall’inquadratura principale, facendo parlare i protagonisti, senza mancare di farci notare quei dettagli che sembrano insignificanti e che invece forse contengono la soluzione del caso. Forse.
Il docu-film dopotutto si limita a raccontare le indagini della polizia, la ricerca delle prove, l’occultamento delle stesse, gli errori di coloro che si sono trovati su una scena del crimine complessa e pregna di cose non controllare, sfruttate e utilizzate nel modo opportuno. Nulla di più. Nulla di meno.
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