Regia di Werner Herzog, Clive Oppenheimer vedi scheda film
Che cos’hanno in comune Indonesia, Etiopia, Islanda e Corea del nord? Werner Herzog ce lo spiega in questo documentario, nel quale indaga insieme allo scienziato Clive Oppenheimer sui più grandi e pericolosi vulcani attivi sul pianeta.
Una delle ossessioni di Werner Herzog, documentarista curioso e particolarmente ispirato dalle situazioni estreme e dalle imprese impossibili, sono da sempre i vulcani; nel 1977 si era recato sul luogo di un’eruzione vulcanica imminente (La soufriére) contravvenendo all’ordine immediato di evacuzione di un’isola caraibica per testimoniare l’intestimoniabile (che, naturalmente, non avvenne: altrimenti difficilmente Herzog sarebbe rimasto tra noi). Quarant’anni più tardi ecco il cineasta tedesco alle prese con i quattro luoghi del mondo in cui si trovano i più grandi e pericolosi vulcani, dai ghiacci islandesi ai deserti africani, dalla pacifica Indonesia alla militarizzata Corea del nord; a fargli compagnia, sorta di figura virgiliana, c’è il vulcanologo Clive Oppenheimer. La macchina da presa non si spinge mai, per forza di cose, troppo vicino al ribollire della lava, ma i paesaggi ritratti da Herzog e dalla sua troupe in questo lavoro sono a dir poco apocalittici, suggestivi come pochi altri, e soprattutto insospettabilmente terrestri. Ciò che i vulcani contengono (ed espellono, talvolta) è ciò di cui il pianeta è internamente fatto; è lì dentro che si annida la sostanza che compone il centro della Terra, lì dentro che si scatena l’origine del mondo e lo spettacolo offerto dai vulcani è eccezionale, sorprendente, impagabile. Un altro titolo di grande valore nei contenuti, e apprezzabilissimo nella forma, per l’instancabile Herzog. 7,5/10.
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