Regia di Terrence Malick vedi scheda film
Finalmente al servizio di una storia da raccontare, l'immagine è al solito strabiliante, di una nitidezza che la fa sembrare più bella e concreta della stessa realtà, un'immagine totalizzante che invade inquadrature quadrangolari di ampiezza sconfinata che sembrano ingoiare lo spettatore.
72 Festival di Cannes 2019
In concorso
Finalmente il ritorno di Terrence Malik ad uno stile maggiormente narrativo, dopo i voli pindarici delle ultime opere, collezioni di immagini strabilianti, ma che divagavano e si perdevano nel vuoto, prive di un filo logico!
Questa volta una storia c'è ed è importante: la vicenda, realmente accaduta, dell'austriaco Franz Jägerstätter, che durante la seconda guerra mondiale invocò il diritto all'obiezione di coscienza per non giurare fedeltà al Fuhrer e non combattere per un regime che gli appariva malvagio ed inumano.
Certo, il ritmo è sempre dilatato, con il minimo degli eventi che era necessario mostrare spalmati lungo quasi tre ore di durata, e l'immagine la fa sempre da padrona sulla parola, ma questa volta l'intreccio procede lineare e la tragedia della coerenza e della rettitudine morale commuove e fa riflettere con la potenza emotiva che il grande cinema sa evocare.
La lezione che Franz Jägerstätter ci impartisce, espilcitata nella citazione finale di George Eliot, che anche le azioni di un uomo comune e misconosciuto possono fare la differenza non solo a livello di morale personale, ma anche di storia del mondo, nonostante tutti gli ripetano che sarà inutile sprecare la sua vita per un'azione che non potrà cambiare nulla.
Messa al servizio di un'a vicenda da narrare l'immagine non perde però la sua centralità, che al contrario viene potenziata. Un'immagine al solito strabiliante, di un'a nitidezza che la fa sembrare più bella e concreta della stessa realtà, un'immagine totalizzante che invade inquadrature quadrangolari di ampiezza sconfinata che sembrano ingoiare lo spettatore.
Dalle immense vallate alpine perforate da un solitario campanile, ai volti sofferenti e dignitosi del protagonista e della moglie, alle scene terrificanti nella loro discreta compostezza della camera dell'esecuzione e perfino nei musi placidi del bestiame, l'immaginario celestiale sa toccarci nel profondo.
Serio contender per la Palma d'oro.
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