Regia di Terrence Malick vedi scheda film
Uno dei Malick più intensi e impegnati.
Non ricordavo che questo fosse un film di Malick, ma bastano 10’ per togliersi il dubbio, dato il suo stile perfettamente riconoscibile. Non voglio ripetermi, è un regista che piace o non piace: tempi dilatati, personaggi che vagano liberi di interagire, senza una sceneggiatura, ma anche grande montaggio, grandi immagini, grandi musiche. Qua il regista torna però a una sceneggiatura, racconta di un contadino allevatore che vive in un minuscolo paesino montano, in Austria, con la moglie e le piccole figlie, un villaggio dove tutti si conoscono e dove la vita scorre felice. Però siamo ad inizio anni ’40 del secolo scorso, dunque il nostro viene chiamato alle armi, anche se in un fortino dove non accade nulla. Viene poi lasciato tornare e si accorge di essere dalla parte sbagliata, di quella dei Nazisti contro il mondo, e diventa un obiettore di coscienza, per lo sdegno dei suoi compaesani. Lo richiamano e lui finisce, ribelle, in galera, a un passo dal patibolo. Vi salirà nel 1943. La storia è una storia vera; il ricordo del personaggio verrà osteggiato, dopo la guerra, dalla Chiesa e dallo Stato, salvo poi arrivare alla beatificazione, nei primi anni Duemila (questo però il film non lo riporta). Il film è molto buono, di impegno civile ma non solo, con protagonisti eccellenti; darò un 8. Partecipò senza fortuna a Cannes, battuto da Parasite. Costi e incassi microscopici, siamo in pieno d’essai.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta