Regia di Frank Darabont vedi scheda film
Andy Dufresne è il romantico protagonista di una favola moderna intrisa di forte lirismo e grande carica emotiva e ambientata in un carcere. Da vice-direttore di banca si ritrova ad essere contabile di un istituto penitenziario, dopo esservi stato ingiustamente recluso. Il suo aspetto induce inizialmente alla tenerezza ed alla facile compassione ma presto emergerà un personaggio molto più risoluto e capace di quel che appariva. Tutti sarebbero stati disposti a scommettere, insieme a Ellis Boyd 'Red' Redding, che Dufresne sarebbe stato il primo a crollare. Di fatto non crollerà mai, resisterà ai suoi aguzzini ed ai tentativi di sodomia e si farà amico il sistema che lo condanna, accattivandosi la fiducia e la protezione delle guardie e del direttore del penitenziario. Il finale, come spesso accade, è splendidamente rovinato dalla recensione di film.tv ma evito di aggiungere altro, per un minimo senso di pudore. Tim Robbins è perfetto nell'incarnare un personaggio all'apparenza fiacco e fragile ma dalla grande forza spirituale, Freeman si fa il suo con garbo e professionalità e Whitmore riesce a lasciare un segno indelebile pur nel suo ruolo marginale, insegnando che per certi versi un penitenziario può finire per somigliare ad una casa quando dopo tanto tempo tutto ciò che vi è fuori diventa estraneo, ostile ed anacronistico. Nonostante la lunghezza il film scorre bene con un discreto ritmo e qualche sprazzo di facile ma profonda poesia. Voto: 7,5/8.
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