Regia di Frank Darabont vedi scheda film
Che gli americani, in fatto d’arte, non siano dei raffinati è abbastanza risaputo. Lo dimostra anche il fatto che al primo posto tra i migliori film di tutti i tempi del sito Internet Movie Database (www.imdb.com) sia Le ali della libertà, secondo lungometraggio di un trentacinquenne nel cinema già da qualche anno in veste di sceneggiatore e produttore. È un film, questo di Frank Darabont (derivante da un racconto di Stephen King), che, se nel titolo italiano si richiama al sottotitolo (sempre italiano) di Birdy di Alan Parker, di una venticinquina d’anni fa, nella trama si rifà ai classici del genere carcerario, da L’uomo di Alcatraz (1962) di Frankenheimer a Fuga da Alcatraz (1979) di Siegel. C’è il direttore corrotto, ci sono le guardie sadiche, i galeotti pervertiti, il nero buono e addirittura il birdman, come nei film sopra citati. Le ali della libertà ha momenti riusciti ed elementi non credibili – solo per fare un paio di esempi, che cozzano con il preteso realismo darabontiano: come poteva un ergastolano nero negli anni Quaranta procurarsi ogni ben di Dio, inclusi il poster di Rita Hayworth e un martelletto da geologo? E siamo sicuri che la fuga nei condotti fognari della prigione, pieni di liquami, per 500 metri, non si sarebbe conclusa con l’asfissia del fuggitivo? Insomma, è un film che può piacere o meno, ma quanto ad arrivare al numero uno nella classifica dei film di tutti i tempi, è una cosa che non sta né in terra né in cielo, neppure con le ali della libertà.
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