Regia di Craig Johnson vedi scheda film
Tratto da una Graphic Novel del 2010 del fumettista di culto Daniel Clowes, di cui è stato portato al cinema nel 2002 Ghost World per la regia di Terry Zwigoff con Steve Buscemi, Thora Birch e Scarlett Johansson, e i cui diritti sono stati acquistati dalla Fox Searchlight Pictures quello stesso anno con l’intento di realizzarne un adattamento cinematografico per la potenziale regia di Alexander Payne, poi rimasto solo in veste di produttore, e sostituito invece da Craig Johnson, alla sua terza regia.
Classica pellicola indipendente da Sundance Film Festival (in cui fu infatti presentata nel 2017) e sceneggiato dallo stesso Clowes (che si è ispirato per il suo protagonista oltre alla propria figura paterna anche dalla lettura dell’autobiografia di Charlez Schultz, celebre creatore dei Peanuts), Wilson ha come protagonista assoluto un grandissimo Harry Harrelson pienamente a suo agio nel ruolo di un misantropo dal cuore buono che odia la tecnologia interpretandola, anche a ragione, come un surrogato dei rapporti umani (e riconciliandosene soltanto nel finale), incapace però di comunicare col prossimo in modo ordinario ma ostinato ad attaccare malamente bottone con chiunque incroci il suo cammino.
E’ lui la colonna portante del film ed era prevedibile che un personaggio iconoclasta come Harrelson si divertisse un mondo a dar vita a un antieroe irresistibile nelle sue sfumature sia comiche che amare, non limitandosi soltanto alle sue doti istrioniche, che qui non appaiono affatto fuori luogo, ma velandole da una malinconia di fondo impervia da rappresentare al cinema.
E’ grazie a questo che la pellicola, nonostante tutto, alla fine funziona.
Accanto a lui tutte figure femminili come l’efficace Laura Dern nel ruolo di Pippi, fragile ed egoista ex-moglie continuamente sulla via della riabilitazione, eterna adolescente intrappolata in un corpo adulto e spalla tragicomica di Wilson, e, seppur in una parte minore, la ficcante Judy Greer nel ruolo della vicina premurosa ed equilibrata per finire con la giovane Isabella Amara nei panni di Claire, la figlia ritrovata di Wilson/Pippi.
Wilson è un film che parla dei se della vita ma anche di come si reagisce ai suoi colpi più bassi, dell’ipocrisia bigotta, egoista e, spesso, falsamente perbenista del mondo come anche dei rimorsi e della ineluttabilità del tempo a trasformare il modo in cui vediamo/viviamo il mondo, come anche noi stessi e gli altri, grazie a un’opera corrosiva e tagliente e che, anche se non sempre riesce a dirla nel modo più corretto, almeno ci prova continuamente.
E anche questo è un suo merito.
VOTO: 6,5
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