Regia di Fernando Guzzoni vedi scheda film
Leggere per favore l'altra recensione, questo è un involontario doppione generato dal sito.
JESUS. 34TFF Concorso.
Mi ero riproposto di ricoprire il solo ruolo di spettatore al 34TFF ma mi permetto un' eccezione su questa particolare opera cilena del giovane Fernando Guzzoni nel cui quesito finale potrebbero potenzialmente ritrovarsi coinvolti i papà ( il protagonista del film è un padre ma rientrano a pieno titolo anche le mamme) compreso il sottoscritto.
La particolarità per eccellenza si innesca in concomitanza con il brusco epilogo del film: qual è l’atteggiamento che un genitore è chiamato a rispettare in occasione di spiacevoli eventi in cui potrebbero risultare coinvolti i propri figli? Quello distaccato ed eticamente inappuntabile oppure quello volto alla protezione della prole oltre ogni deontologia morale? Purtroppo discuterne razionalmente a freddo non è come ritrovarsi coinvolti in prima persona; e questo lo ha capito Hector, il padre dell’adolescente Jesus!
Sinossi
Jesus, dopo la morte della mamma vive con il papà a Santiago in un appartamento dove non passa inosservata la mancanza del tocco femminile. Geneticamente non ha ereditato una particolare passione per lo studio e, al pari, non sembrerebbe troppo interessato a trovarsi un lavoro; di questo Hector è consapevole ma continua a nutrire la speranza che il figlio possa riuscire nel corso dell’anno a mettere in atto una strategia che gli consenta di concludere qualcosa di buono.
Le frequentazioni del ragazzo sono le stesse che infettano a livello planetario la fascia adolescenziale tanto vittima del consumismo sfrenato quanto povera di ideali che fungano da freni inibitori. Un tipo di “Infezione”, senza generalizzare, sovente riscontrabile negli adolescenti carenti di attenzioni parentali, a volte con un unico genitore a gestirne l'educazione e quindi in ovvie difficoltà nel poter assolvere tale compito in misura sufficiente.
Jesus è lo stereotipo classico del “risultato” di tale pericoloso amalgama, ha imparato a tranquillizzare il papà con rassicuranti risposte alle ripetitive domande di quest’ultimo dopodiché fuori casa oscilla tra la fase “diurna” con quasi rassicuranti corsi collettivi all’aperto di musica pop coreana e quella notturna a base di inquietanti scorribande animate da alcool e blande sostanze euforizzanti acquistate a poco prezzo.
Questo il poco rassicurante status quo neppur minimamente angustiato dal futuro prossimo di questi figli dell’incertezza globalizzata, assolutamente disinteressati a ogni aspetto che non sia l’effimero del presente ed ancor meno a ciò che succede al mondo, nessuna lettura, nessun telegiornale , nulla di nulla. Fino a quando…
la bravata volge in tragedia.
Jesus non è un capobranco ma non di meno non si tira indietro quando una notte l’ebbro gruppetto dei quattro si imbatte in Gonzalo, giovane gay mezzo strafatto e girovagante con passo incerto in uno dei parchi della città. Quando i due dominatori dall’irridere il poveretto degenerano in maniere sempre più arroganti e violente, la forma mentis di Jesus gli impedisce di partecipare attivamente ma nel contempo non gli permette di dissociarsi, consapevole che un tale atteggiamento gli costerebbe la perdita di stima da parte del branco.
Gonzalo entra in coma e tutti i TG ne parlano, si organizzano persino manifestazioni pubbliche per individuare i responsabili ed è a questo punto che Jesus cede ad un consapevole e genuino pentimento. Piange, si dispera in preda al panico con il timore di essere riconosciuto per cui si taglia i capelli e brucia i vestiti utilizzati quella notte ma inconsciamente ventila il desiderio di costituirsi esternandolo in buona fede ad uno dei compari, quello con cui aveva maggior confidenza e di cui si fidava, ma costui mette in allarme uno degli altri due “ bravi ” che, vedendosi in pericolo, si precipita biecamente a casa sua con intenzioni tutt’altro che pacifiche.
La stessa sera, a tavola con il papà, il televisore è acceso e sta trasmettendo le notizie del telegiornale… Jesus non ce la fa più e non riesce a nascondere la situazione ! E qui ha inizio…
il travaglio introspettivo di Hector.
Come potremmo biasimare Hector che dopo un primo frastornante scossone si riprende ed elabora una strategia che per lui sembra essere al momento l’unica priorità: riuscire a porre in salvo suo figlio!
Ha qui inizio una mera e rapida esposizione dei fatti che, in seguito appunto all’accelerazione degli eventi, tengono lo spettatore in costante suspense.
Il mattino successivo, raggiunta in auto una casetta sperduta in campagna, Jesus dovrà vivere solo e senza il minimo contatto, cellulare compreso. C’è però un particolare che disturba Hector, Jesus gli ha confidato di essere stato minacciato dal “duro” e prioritariamente si rende quindi necessario un chiarimento con quest'ultimo ma, rientrato in città, Hector sarà oggetto di un paio di esperienze che innescheranno in lui una più profonda, ponderata e consapevole meditazione: dapprima constaterà a sue spese lo spessore di questo sprezzante personaggio che dopo aver malmenato il figlio non esiterà a malmenare anche il padre, dopodiché, confuso in seguito all'aggressione subìta, apprenderà dalla TV che il povero Gonzalo è purtroppo deceduto.
Guzzoni non ci lascia intendere alcunché ma è verosimile che la nottata per quest’uomo sia stata piuttosto lunga ed angosciante fino alla pregevole scelta stilistica dell’ultimo fotogramma sotteso a renderci partecipi della sofferta decisione di un padre, l’unica che potrà permettergli di camminare a testa alta negli anni a venire non solo di fronte alla società ma altresì di fronte a se stesso. Ed anche Jesus un giorno capirà che quella presa dal padre era l’unica scelta rispettosa di quell’etica che deve obbligatoriamente travalicare ogni rapporto parentale per poter ( anche nel suo caso finalmente ) assolvere nella giusta maniera il primario compito educativo di un papà !
Note conclusive.
Certamente un’opera dal forte impatto emotivo corroborata da una buona recitazione del cast a mezzo di un girato (prevalentemente su toni scuri e colori scarsamente saturi) pressoché di sera o di notte con camera a mano apparentemente amatoriale nei suoi ondeggiamenti a volte sincopati quasi ad accentuare il voluto fastidio di alcune sequenze; potrebbe ricordare la tecnica adottata per “Il Figlio di Saul”, seppur con diverso ratio, nel non dissimile fine emotivo ricercato nello spettatore.
Un'unica perplessità: un paio di sequenze hard eccesivamente esplicite! Capisco che le intenzioni fossero mirate a sottolineare senza troppi veli le realtà sessualmente disinibite del contesto in oggetto, ma un pizzico di raffinatezza non ne avrebbe inficiato il senso senza l’obbligo di ricorrere ad una eccedente pornografia
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