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Jesús

Regia di Fernando Guzzoni vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Jesús

di pippus
7 stelle

 

JESUS.   34TFF Concorso.

Mi ero riproposto di ricoprire il solo ruolo di spettatore al 34TFF, mi permetto però un'eccezione su questa particolare opera cilena del giovane Fernando Guzzoni nel cui quesito finale - fortunatamente non sempre per episodi così devastanti - potrebbero potenzialmente ritrovarsi coinvolti molti papà (il protagonista del film è un padre, ma rientrano a pieno titolo anche le mamme), compreso il sottoscritto.

 

La particolarità per eccellenza si innesca con il brusco epilogo del film: qual è l’atteggiamento che un genitore è chiamato a rispettare in occasione di spiacevoli eventi in cui potrebbero risultare coinvolti i propri figli? Quello distaccato ed eticamente inappuntabile, oppure quello volto alla protezione della prole oltre ogni deontologia morale? Purtroppo discuterne razionalmente a freddo non è come ritrovarsi coinvolti in prima persona, e questo lo ha capito Hector, il padre dell’adolescente Jesus!

Nicolás Durán, Alejandro Goic

Jesús (2016): Nicolás Durán, Alejandro Goic

                                                                                        Sinossi

Jesus, dopo la morte della mamma vive con il papà a Santiago in un appartamento dove non passa inosservata la mancanza del tocco femminile. Geneticamente non ha ereditato una particolare passione per lo studio e, al pari, non sembrerebbe troppo interessato a trovarsi un lavoro; di questo Hector è consapevole ma continua a nutrire la speranza che il figlio possa riuscire nel corso dell’anno a mettere in atto una strategia che gli consenta di concludere qualcosa di buono.

Le frequentazioni del ragazzo sono le stesse che infettano a livello planetario la fascia adolescenziale, tanto vittima del consumismo sfrenato quanto povera di ideali che fungano da freni inibitori. Un tipo di “infezione”, senza generalizzare, sovente riscontrabile negli adolescenti carenti di attenzioni parentali, a volte con un unico genitore a gestirne l'educazione e quindi in ovvie difficoltà nel poter assolvere tale compito in misura sufficiente.

Jesus è lo stereotipo classico del “risultato” di tale pericoloso amalgama, ha imparato a tranquillizzare il papà con rassicuranti risposte alle ripetitive domande di quest’ultimo, dopodiché, fuori casa, oscilla tra la fase “diurna”, con "quasi rassicuranti" corsi collettivi all’aperto di musica pop coreana, e la fase "notturna", con inquietanti scorribande animate da alcool e blande sostanze euforizzanti acquistate a poco prezzo.

Questo il poco confortante status quo, neppur minimamente angustiato dal futuro prossimo, di questi figli dell’incertezza globalizzata, assolutamente disinteressati a ogni aspetto che non sia l’effimero del presente e, ancor meno, a ciò che succede nel mondo: nessuna lettura, nessun telegiornale, nulla di nulla. Fino a quando...

 

                                                                     la bravata volge in tragedia.

 

Jesus non è un capobranco ma, non di meno, non si tira indietro allorquando una notte l’ebbro gruppetto dei quattro si imbatte in Gonzalo, giovane gay mezzo strafatto e girovagante con passo incerto in uno dei parchi della città. Quando i due dominatori dall’iniziale irridere il poveretto degenerano in maniere sempre più arroganti e violente, Jesus, grazie alla sua forma mentis, non partecipa attivamente ma nel contempo non si dissocia, consapevole che un tale atteggiamento gli costerebbe la perdita di stima da parte del branco.

Gonzalo entra in coma e tutti i TG ne parlano, si organizzano persino manifestazioni pubbliche per individuare i responsabili, ed è a questo punto che Jesus cede a un consapevole e genuino pentimento. Piange, si dispera in preda al panico con il timore di essere riconosciuto, si taglia i capelli e brucia i vestiti utilizzati quella notte ma, inconsciamente, prova il desiderio di costituirsi esternandolo in buona fede a uno dei compari, quello con cui aveva maggior confidenza e di cui si fidava. Costui però mette in allarme uno degli altri due “bravi ” che, vedendosi in pericolo, si precipita biecamente a casa sua con intenzioni tutt’altro che pacifiche.

La stessa sera, in casa e a tavola con il papà, il televisore è acceso e sta trasmettendo le notizie del T.G.… Jesus non ce la fa più e non riesce a nascondere la situazione ! E qui ha inizio…

 

                                                                 il travaglio introspettivo di Hector.

 

Come potremmo biasimare Hector che, dopo un primo frastornante scossone, si riprende ed elabora una strategia che per lui sembra essere al momento l’unica priorità: riuscire a porre in salvo suo figlio!

Ha qui inizio una mera e rapida esposizione dei fatti che, in seguito appunto all’accelerazione degli eventi, tengono lo spettatore in costante suspense.

Il mattino successivo, in auto raggiungono una casetta sperduta in campagna dove Jesus dovrà vivere solo e senza il minimo contatto, cellulare compreso. C’è però un particolare che disturba Hector, Jesus gli ha confidato di essere stato minacciato dal “duro”, per cui, prioritariamente, si rende necessario un chiarimento con quest'ultimo ma, rientrato in città, il padre di Jesus sarà oggetto di un paio di esperienze che innescheranno in lui una più profonda, ponderata e consapevole meditazione. Dapprima constaterà a sue spese lo scarso spessore di questo sprezzante personaggio che dopo aver malmenato il figlio non esiterà a malmenare anche il padre, dopodiché, confuso in seguito all'aggressione subìta, apprenderà dalla TV che il povero Gonzalo è purtroppo deceduto.

Guzzoni non ci lascia intendere alcunché, ma è verosimile che la nottata per questo padre sia stata piuttosto lunga e angosciante, fino alla pregevole scelta stilistica dell’ultimo fotogramma sotteso a renderci partecipi della sofferta decisione, l’unica che potrà permettergli di camminare a testa alta negli anni a venire non solo di fronte alla società, ma altresì di fronte a se stesso. E anche Jesus un giorno capirà che quella del papà era l’unica scelta rispettosa di quell’etica che deve obbligatoriamente travalicare ogni rapporto parentale per poter

(anche nel suo caso finalmente ) assolvere nella giusta maniera il primario compito educativo di un genitore!

 

Note conclusive.

Certamente un’opera dal forte impatto emotivo, corroborata dall' eccellente recitazione di tutto il cast a mezzo di un girato (prediligendo toni scuri e colori scarsamente saturi) prevalentemente di sera o di notte con camera a mano apparentemente amatoriale nei suoi ondeggiamenti a volte sincopati, quasi ad accentuare il voluto fastidio di alcune sequenze; potrebbe ricordare la tecnica adottata per

“Il Figlio di Saul”, seppur con diverso ratio, nel non dissimile fine emotivo ricercato nello spettatore.

Un'unica perplessità: un paio di sequenze hard eccesivamente esplicite! Capisco che le intenzioni fossero mirate a sottolineare senza troppi veli le realtà sessualmente disinibite del contesto in oggetto, ma un pizzico di raffinatezza e un tocco di moderazione non ne avrebbero inficiato il senso, derogando intelligentemente tale compito all'immaginazione. 

scena

Jesús (2016): scena

 

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