Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film
Mary Shelley's Frankenstein, film piuttosto sottovalutato uscito 25 anni fa, una nuova versione, forse più fedele al romazo da cui è tratto, ed è anche uno dei miei film preferiti.
La storia di un uomo, uno scienziato che non accetta la morte, e crea assemblando pezzi di cadaveri un essere dalla forza sovraumana, è ovvio che si tratta di uno scienziato pazzo...anzi peggio: pericolosamente sano di mente.
Non seguendo il consiglio di un medico di lasciare perdere i suoi esperimenti, lui si ostina a ricercare, a capire come poter sconfiggere la morte, che è ciò che vuole fare realmente.
La morte ovviamente non si può sconfiggere, e ciò che l'uomo crea è una cosa abominevole, però allo stesso tempo tanto umana, una creatura messa al mondo e abbandonata dallo stesso padre, che scoprendo ciò che ha creato se ne pente subito, ma è ormai troppo tardi, e questa stessa creatura finirà per vendicarsi, distruggendo tutto ciò che per frankenstein è più caro.
Il film è un lungo flashback, uscito al cinema quando andava di moda negli anni novanta la rilettura dei classici dell'horror, ed è stato uno dei primi horror che ho visto, perciò ci sono affezionata.
Helena Bonham Carter è bravissima, ha accettato questa parte, soltanto per una scena impressionantissima che non vi anticipo per non spoilerare.
Forse è un film imperfetto, ho detto forse, io l'ho adorato, C'è qualcosa che Robert De Niro non riesce a fare? Perchè a impersonare la creatura è proprio il grande BOB, e la rende umana, un vero e proprio personaggio con cui si empatizza subito, meravigliose le scene di quando parla con il cieco e raccoglie la verdura nel terreno ghiacciato per una famiglia.
Una personificazione umana che rende questa creatura non un mostro, ma un diverso, forse per questo il film non è stato compreso alla sua uscita.
Mary Shelley's Frankenstein alla fine è un horror umano, un horror che sottolinea le conseguenze che avvengono quando l'uomo gioca a fare Dio.
Non si può sfidare Dio, non si può sfidare la natura, bisogna vivere accettando l'assenza degli altri, anche se noi li vorremmo sempre accanto.
Da non perdere.
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