Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film
Quella precisazione accanto al nome di Frankenstein la dice lunga sull’intento di Kenneth Branagh. Come per il “Dracula di Bram Stoker” anche questo “Frankenstein di Mary Shelly” è un film creato appositamente per dare giustizia all’originale letterario. Oltre che il co-produttore Francis Ford Coppola, i due film hanno in comune la potenziale ritrosia nei riguardi di versioni cinematografiche troppo distanti dal romanzo da cui sono tratti; nel film di Branagh (anche protagonista nel ruolo del professor Frankenstein), si narra in maniera molto fedele la storia uscita dalla penna della scrittrice londinese, purtuttavia dimenticando, o talvolta semplicemente non approfondendo alcuni aspetti basilari (come la sfida dello scienziato contro lo scetticismo di un certo tipo di scienza, per esempio). C’è da dire che la sceneggiatura è a tratti banale (firmata a quattro mani da Darabont e Lady) e non aiuta il regista a superare un compito arduo; eppure Branagh, notoriamente regista freddo e poco incline alla fantasia, non ci mette nemmeno l’impegno giusto per fare di questo film un buon film (a meno che non ritenesse di riuscirci con qualche movimento di macchina “pindarico” o una narrazione complessiva fatta di continui flashback e flashforward).
Poco possono fare la meravigliosa fotografia oppure i costumi e le scenografie di livello quando vengono cucite insieme attraverso una messa in scena sciatta e senza nerbo. Troppe le storture da segnalare: Robert DeNiro (il mostro), intasato di latex al punto da potersi muovere a stento (che senso ha avere una Ferrari se poi la si porta in giro coperta?) ha gli stessi atteggiamenti di se stesso in “Cape Fear: il promontorio della paura”; le musiche sono sovrabbondanti (praticamente presenti per tutte le due ore di film); la regia ed il montaggio scontati e senza vigore, nemmeno durante le scene d’azione (addirittura Branagh ad un certo punto opta per il ralenti per descrivere alcune scene della resa dei conti finale). Al contempo però il regista trova ispirazione quando si tratta ad indugiare, tronfio, sui suoi addominali scolpiti.
Nel complesso, val la pena sottolineare che la storia è troppo spettacolare ed avvincente che nemmeno un regista inetto come Branagh riesce a farne una ciofeca completa.
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