Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film
È con autentica passione che Kenneth Branagh fa rivivere l'antica anima del Cinema: una Wunderkammer a grandezza d'obiettivo e una lanterna magica a grandezza d'uomo, che fa da anfiteatro alle idee e da cassa di risonanza alle emozioni. L'impeto teatrale che impazza sullo schermo è il dramma del pensiero scisso tra lo spirito e la materia, tra la scienza come studio pratico del noto e del possibile, e come utopistico sogno di un sapere nuovo. La storia del dottor Frankenstein rimescola il brodo primordiale dell'agire umano, che è come uno sporadico grumo di significato strappato alla furiosa lotta tra follia e ragione: un concetto amorfo e provvisorio che, in questo film, si trasforma in oggetti fantasiosi, gesti inattesi e sguardi insoliti e fugaci. "Frankenstein di Mary Shelley" è un'opera magnifica, in cui la spettacolarità non è sfarzo, né artificio, bensì l'imponente manifestazione di una profonda e maestosa energia creativa. E dove l'ubriacatura del successo e dell'amore è soltanto l'effetto inebriante che proviene da un effluvio fetido di morte.
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