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Le concours

Regia di Claire Simon vedi scheda film

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La recensione su Le concours

di alan smithee
8 stelle

L'eccellenza vive delle regole di scelta e sintesi ispirate concettualmente a far emergere dalla folla i migliori;ma la formula non è mai esente da dubbi, o da errori di valutazione che potrebbero trascurare altri elementi che per varie ragioni non riescono ad emergere.Sempre sul pezzo,la Simon ci mostra sprazzi di vita vera in corso di definizione

La Fémis, celebre scuola di cinema di Parigi, bandisce un concorso per trovare 60 nuovi alunni su cui concentrare i suoi sforzi per un nuovo corso di laurea in cinema: una formazione che dovrà portare a creare altrettante nuove speranze per le sorti del cinema, francese, ma anche mondiale, degli anni avvenire.

Claire Simon, che ben conosce quella scuola ove ella stessa ha insegnato, si introduce nell'avvenimento con la discrezione e la capacità di diventare invisibile di fronte alla rrealtà che scorre, e si interroga sul lungo processo che ha come compito, ma anche come responsabilità, quella di riprodurre, discernere tra la folla, la nuova "élite" del mestiere, quindi del cinema che verrà.

Un compito non certo facile, a partirte dall'organizzazione, che si trova a dover affrontare una massa di oltre 1200 partecipanti, da ridurre, dopo una prova scritta, a circa sessanta elementi.

Ecco allora che l'occhio intelligente e discreto della regista, che tuttavia sa sondare ben addentro quelli che sono gli stati d'animo e gli umori dei candidati, ma anche del corpo scolastico impegnato a scegliere, a decidere chi tenere e chi lasciare al suo destino, si concentra sui soggetti singoli, sui loro confronti con i valutatori, sulle emozioni con cui i ragazzi riescono a fare breccia sulle singole sensibilità dei valutatori.

Costoro sono ben più che insegnanti e teorici del mestiere: sono persone quasi tutte attivamente impegnate nel cinema, e tra questi riconosciamo, tra gli altri, il regista Olivier Ducastel, Laetitia Masson, oltre ai tecnici Christel Dewynter e Solange Zeitoun.

Lo sforzo del valutatore e quello della giovane promessa tendono pertanto a trovare una sintesi che renda ogni singolo prescelto, la persona che in un prossimo futuro sappia dare onore e materia al cinema affinché questa arte possa continuare ad esistere e ad essere tale.

E nello stesso tempo l'arguta cineasta pare voglia anche chiedersi, non senza un lieve caustico sano tocco di ironia, se, nell'ambito di un processo che celebra ed esalta la democrazia nelle pari opportunità che un concorso pubblico finisce per garantire alla massa, sia davvero la formula più giusta e sacrosanta quella che si sintetizza nel motto liberale "tutti sono uguali, ma solo i migliori vengono ammessi in questo santuario dell'eccellenza".

Non è facile dare risposte, né il film pretende di darle. Dal volto dei prescelti sprizza la comprensibile felicità e la punta di orgoglio che li ha resi quasi degli eletti. Tra questi pure uno studente italiano, che racconta storie ed aneddoti di pescatori e cita Baricco.

Una foto di gruppo sancisce una collaborazione che, è auspicabile, potrà portare a formare i nuovi volti della cinematografia europea che verrà.

 

 

 

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