Regia di Bruce McDonald vedi scheda film
Con due occhi qualunque e il terzo occhio inconfondibile e speciale.
Con Andy Warhol (Rhys Bevan-John) in testa a gironzolare e a proiettar consigli, Elton John (“Caribou”) appeso sulla parete accanto al letto nella cameretta, “Mother, Jugs & Speed” (Peter Yates, Tom Mankiewicz, Bill Cosby, Raquel Welch, Harvey Keitel) in cartellone al cinema e Alice (Julia Sarah Stone: “Allure”, “Come True”, “Before the World Set On Fire”) lì accanto, nel cuore, Kit (Dylan Authors: “Falling Skies”, “the Husband”, “the Mist”) saluta il padre (Allan Hawko), considerandolo - come si "scoprirà" a metà narrazione - irrimediabilmente omofobo per via di prove indiziarie, e la nonna (Cathy Jones) paterna e di soppiatto (ma mica troppo bene, facendosi scoprire da un finitimo bimbogigi qualsiasi) si mette in viaggio con Alice per - oltre a un sacco d’altre cose - andare a trovare la madre (Molly Parker: “WonderLand”, “the Five Senses”, “Trigger”, “DeadWood - la Serie”, “SwingTown”, “American Pastoral”, “House of Cards”, “1922”, “WormWood”, “Lost in Space”, “Goliath”, “DeadWood - il Film”, “Madeline’s Madeline”, “Pieces of a Woman”, “Jockey”) nella cittadina di Sidney (Nova Scotia, Canada), lungo la rotta Toronto ↔ New York ↔ Mondo, "convinto" - per un errore commesso dalla genitrice - di poter stare (aka vivere) da lei a tempo pieno e indeterminato, incrociando in quest’estate del 1976 varie persone, fra le quali Mr. Po (Vi Tang), in fuga dal genocidio cambogiano perpetrato dai Khmer Rossi (col supporto ipogeo degli U.S.A., che appoggiano sempre la qualunque a destra e a manca, ma solo quella manca talmente poco manca d’aver fatto il giro completo e diventare destra piena) e soggetto dell’ultimo dei due scatti rimasti nella micro-macchina fotografica ultra-compatta (16mm) di Alice, John Dunsworth, alla sua ultima interpretazione, e Stephen McHattie, direttamente da “PontyPool”, mentre nell’aria…
…danzano Harry Nilsson, LightHouse, Gordon Lightfoot, Rush, Edward Bear, the Stampeders, Crowbar, Andy Kim, FM, Patsy Gallant, Labi Siffre, Murray McLauchlan, Anne Murray, the Shire e Leon Dubinsky.
- Tu piaci a tutti.
- Non m’interessa.
- Vorrei piacere a tutti come te.
- Vorrei che non t’importasse.
Sceneggiato dal drammaturgo, attore e regista Daniel MacIvor (1962), che per Bruce McDonald aveva già scritto “Trigger”, fotografato (B&N, 2.35:1) da Becky Parsons, al suo esordio nel lungometraggio, montato da Duff Smith (“Algonquin”, “the Husband”, “River”, “Sweet Virginia”, “DreamLand”, “StanleyVille”), qui alla sua prova più matura dopo i praticantati sui set di “PontyPool”, “Year of the Carnivore” e “Defendor”, e musicato da Asif Illyas in sintonia con la playlist di cui sopra (e, fra gli “strambi onorari”, Atom Egoyan e Don McKellar), questo “Weirdos” illumina uno squarcio di realtà, devastando lo spettatore con una pacificazione furibonda.
- Ho sempre saputo che non volevi baciarmi mentre lo facevi.
- Lo volevo! Volevo… volerlo.
Un giorno di questi bisognerà affrontare seriamente la filmografia di Bruce McDonald (1959), prima (1985-2007: “Knock! Knock!”, “RoadKill”, “HighWay 61”, “Hard Core Logo”, “Picture Claire”, “the Tracey Fragments”) e dopo (2009-2023: “This Movie Is Broken”, “Trigger”, “My Babysitter's a Vampire”, “Music from the Big House”, “the Husband”, “Hellions”, “DreamLand”, “Switched at Death”) il capo d’opera “PontyPool” (2008), ma per ora godiamoci “Weirdos” (2016): un film in bianco e nero che si merita quattro stelle piene, anzi più che abbondanti, e pure colorate: * * * * (¼) - 8.25.
Con due occhi qualunque e il terzo occhio inconfondibile e speciale.
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