Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
A fine anni ottanta andò in scena la cosiddetta “guerra di Segrate”, l’imprenditore Silvio Berlusconi patron di Fininvest tentò la scalata alla grande casa editrice Mondadori. Ne scaturì una lotta tra gli eredi Formenton, la Cir di Carlo De Benedetti e il Cavaliere. Dai prodromi di questa vicenda (oggi nota a tutti), i giornalisti de LA REPUBBLICA Corrado Augias e Daniela Pasti presero ispirazione per scrivere un pamphlet fantapolitico intitolato TRE COLONNE IN CRONACA, in cui un imprenditore (un prenditore direbbe oggi Travaglio) di nome Leporino tenta di assumere il controllo di un grande quotidiano della capitale diretto dal non meno furbo e abile Landolfi. Delitti, intrighi, politici corrotti, agenti di borsa, amanti e terroristi si susseguono nella trasposizione cinematografica diretta da Carlo Vanzina e scritta con il fratello Enrico. Il commissario milanese Morisi e il cronista romano del giornale in questione Quinto Cecconi indagano o almeno cercano di capire qualcosa della complicata matassa tipicamente italiana, ma alla fine converranno che è meglio occuparsi di “Nando muratore che ammazza Oreste monnezzaro con trentasette colpi de martello…”. Ecco questa chiosa finale (che sa tanto di morale) é sicuramente farina del sacco dei due brothers, i quali rispetto ai loro soliti cliché qui si sono presi una “vacanza” impegnativa. Progetto ambizioso quello di TRE COLONNE IN CRONACA, vanificato però da dialoghi non sempre efficaci, da una regia sciatta e troppo pulita, incapace di dare un colore alle trame e sottotrame del romanzo, indecisa tra thriller, giallo e impegno civile (!). La tensione di situazioni e scene è sorretta quasi esclusivamente dalle musiche autoreferenziali ma sempre suggestive di Morricone oppure poggia sulle spalle di interpreti di razza come il fascinoso Volontè: tutto silenzi ad effetto, tic e intercalari, il quale sembra rifare Craxi piuttosto che Scalfari, come detto da altri. Tony Sperandeo e Sandro Ghiani fuori parte, mal diretti impalpabili o inespressivi gli altri, bravi e convincenti Massimo Dapporto e Sergio Castellitto.
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