Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
I sentieri che portano dritti alla gloria sono lunghi e tortuosi.Kubrick a 29 anni(29 anni lo ripeto perchè ancora non ci credo)ci affida il suo personale punto di vista sulla follia della (il)logica militare dirigendo un film di guerra che la guerra la fa vedere solo in una sequenza di pochi minuti.Il resto è aperto alla discussione.Credo che su questo film sia stato detto tutto o quasi quindi mi limiterò ad annotare qualche osservazione episodica visto che sono appena reduce da un ulteriore visione.La Guerra di cui qui si parla è la Prima Guerra Mondiale,sicuramente meno frequentata al cinema della Seconda.Dalle prime sequenze ci si rende subito conto che esistono almeno due guerre:quelle della politica,dei generali che imbellettano i propri ideali con parole per loro di vuoto significato come gloria o coraggio,quella delle varie riunioni nei palazzi antichi e finemente arredati,quella delle logiche politiche che parlano degli uomini che vanno a morire semplicemente come delle pedine sacrificabili.Poi c'è quella delle trincee,sporche,affollate in cui gli uomini ammassati gli uni sugli altri sono in attesa di ordini.E l'ordine arriva:quello di prendere il cosiddetto formicaio munitissima fortificazione nemica.Il generale Mireau prima rifiuta poi accetta per pura ambizione personale incurante della morte di gran parte dei suoi uomini.E'incredibilmente duro ancora oggi vederlo snocciolare statistiche sulle possibili perdite e neanche un ombra attraversa la sua coscienza quando sta parlando con l'ufficiale che guiderà l'attacco,il valoroso colonnello Dax.Il generale per aumentare il coraggio fa un giro nelle trincee ripetendo sempre le solite frasi di rito.Rincuora gli uomini,pulisce la coscienza,aumentano sia il coraggio che l'anelito alla gloria, si deve cercare di plasmare le truppe come un'entità unica da mandare al massacro.E massacro sarà,alcuni non reiscono a uscire neanche dalle proprie postazioni.Il film è un raffinato gioco di specchi in cui ci sono contrapposizioni tra la politica e la logica,tra l'apparenza e la realtà,tra la religione e l'ateismo,tra la giustizia e la ragione di Stato.Un film di forti contrapposizioni in cui l'entità umana fa una ben misera figura.Sembra quasi una concessione umana di fucilare solo tre uomini invece della richiesta di decimazione:uno dei tre è scelto a sorte,l'altro è tacciato di presunta pericolosità sociale,l'altro è stato testimone di un atto di vigliaccheria.E sono accusati di codardia.A parte gli indubbi meriti formali(un uso della profondità di campo quasi wellesiano,vedere per credere la lunga straziante sequenza dei tre soldati scelti per la fucilazione che lentamente si approssimano al luogo dell'esecuzione),Kubrick anticipando le venature ferocemente grottesche del Dottor Stranamore pone lo spettatore in mezzo all'assurdità della guerra.Uno dei prigionieri, ferito,deve essere svegliato al momento della fucilazione perchè deve essere consapevole e ben conscio di quello che gli sta succedendo,sono innocenti,hanno fatto di tutto ma nnon sono vigliacchi eppure la ragione di Stato vuole così.E non è un caso che le figure dei due generali siano le più sgradevoli di tutto il film.Uno addirittura non ha esitato a mandare i suoi uomini al massacro,ha anche cercato di obbligare l'artiglieria a cannoneggiare i soldati che per il fuoco di sbarramento tedesco non sono riusciti a uscire dalle trincee.L'altro più occupato a intrattenere gli ospiti delle sue feste si disinteressa della sorte dei tre militari anche quando ha saputo dal colonnelo Dax(Douglas)tutto quello che è successo.E con la stessa faccia gaudente,dietro ai suoi bicchieri preziosi e liquori pregiati offre al colonnello Dax la promozione e il posto del generale Mireau,perchè è un pazzo.Ma di salvare i tre militari non se ne parla.E quando costui rifiuta sdegnosamente rimane deluso.... Il personaggio del colonnello Dax è l'unico nel film che cerca di usare la logica(anche nei tre condannati vengono fuori le ambiguità e la bestialità dell'essere umano dominato dal senso di conservazione,addirittura si rifiuta l'aiuto religioso perchè non c'è nessun DIo che possa far morire in questo modo,mentre l'ateo comincia a pregare)è combattente valoroso però prigioniero dei suoi valori e degli ordini superiori a cui comunque si attiene.Non è un eroe romantico come vorrebbe la tradizione hollywoodiana,ma un uomo corroso dal suo senso di giustizia che viene più volte calpestato senza vergogna nel processo farsa a cui ci è dato di assistere.Ma è uomo col senso del dovere e della gerarchia e questo non gli permette di salvare i tre militari.Prendersi delle vendette è lecito,ribellarsi alla legge militare no.Si racconta che la casa cinematografica fece tutta una serie di pressioni per cambiare il finale del film,per risolvere in un happy end dolciastro dal sapore hollywoodiano,ma Kubrick si rifiutò strenuamente.E aveva ragione lui.Con un altro finale credo che questo suo apologo antimilitare avrebbe perso parecchio della sua forza e della sua ancor oggi intatta virulenza.E'un film che non sente il peso degli anni,che mostra ancora la sua intatta modernità,uno dei tanti capolavori di Kubrick.E aveva ancora soli 29 anni:il film fu girato in Germania e già qui si comincia a raccontare dell'assoluta mania di perfezionismo del giovane regista americano,capace di fermare i lavori per innumerevoli ciak per una scena e di insospettabile capacità tecnica,tale da manovrare personalmente una delle telecamere nella sequenza dell'assalto.E'la telecamera con lo zoom che segue il tragitto del colonnello Dax.Un altro tassello nel percorso di Kubrick verso il mito....
beffardo nei suoi modi melliflui.bravo
toccante
insostenibili le sue teorie.Ottima prova
l'unico ufficiale che sembra usare la logica
non male
a 29 anni dimostra un impressionante maturità
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