Regia di Robert Redford vedi scheda film
Cosa c'è di vero e quanto di artefatto nei popolari quiz a premi che ancora oggi riempiono i palinsesti televisivi? Sicuramente per il popolo americano degli anni cinquanta, anni in cui il mezzo televisivo era ancora giovane, prevaleva l'idea del candore e dell'onestà riflessa da conduttori, concorrenti e finanche dagli sponsor delle trasmissioni più quotate del paese. O molto più semplicemente quella che apre questo post era una domanda che nessuno si poneva, era un'epoca più ingenua e i tarli del dubbio conficcati nella mente delle persone molti di meno. Chi se ne preoccupava? In fondo trasmissioni come Twenty One erano un ottimo intrattenimento per famiglie.
Dietro l'immagine cordiale e onesta del programma però già si muovevano gli interessi dettati dagli sponsor (impersonificati qui da Martin Scorsese) e le ossessioni dei produttori Dan Enright (David Paymer) e Albert Freedman (Hank Azaria) per gli indici d'ascolto. Dopo tante puntate di successo quello che sembra il campione imbattibile Herb Stempel (John Turturro), un timido ebreo del Queens, non tira più, il pubblico vuole altro o almeno i dati dello share dicono questo. Cosa può esserci di meglio per sostituire l'impacciato campione che un rampollo di buona famiglia, figlio di scrittori, giovane e telegenico e insegnante alla Columbia University? L'avvicendamento con il nuovo Charles Van Doren (Ralph Fiennes) sembra la soluzione ideale per i produttori ma il timido Herb Stempel ormai assoggettato alla fama e al denaro non ci sta. Sarà questa l'occasione per scoperchiare le magagne di un sistema televisivo artificioso e disonesto grazie anche all'indagine dell'ispettore del Congresso Richard Goodwin (Rob Morrow) che dell'intera faccenda ha colto gli aspetti meno puliti.
Quiz Show racconta in maniera solida e avvincente lo scandalo che nei '50 travolse il programma della NBC Twenty-One che all'epoca godeva di enorme popolarità. Robert Redford si dimostra un regista attento alla vicenda, si contorna di un buon cast nel mezzo del quale spicca la prova di un esuberante John Turturro, doppiamente vittima di questo sistema che lo tradisce e lo ingurgita allo stesso tempo creando in lui una sorta di dipendenza.
Oltre alla vicenda principale ben esposta in questo film di stampo classico, sotto i riflettori ci sono parecchie disamine sull'onestà dell'animo umano, sui rimorsi di coscienza, sul profitto, sulla vergogna, sulla difficoltà di ottenere giustizia nei confronti delle grandi aziende e sull'impossibilità (o quasi) di ottenere per loro una condanna. Ma soprattutto una larga parte di indifferenza verso temi come questo, attuali ancora oggi. In fondo parliamo di spettacolo, tutto può essere finzione, a chi importa se quello che ci mostrano è reale e onesto finché risulta divertente? Non c'è palese reato, nessuno è stato veramente truffato, chi ci ha rimesso? Il tutto si ridurrebbe a una questione di principio, ma in fondo dei principi a chi importa? L'unico vincitore morale, anche se in piccolissima parte, potrebbe considerarsi proprio Charles Van Doren, uno dei personaggi che più ci metterà la faccia alla fine della vicenda, gli altri semplicemente ne escono tutti sconfitti ma in qualche modo tutti quanti vittoriosi.
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