Regia di Robert Redford vedi scheda film
Il film si apre con le note di "Mack the knife" eseguita magistralmente da Bobby Darin, una canzone e un artista che amo infinitamente, quella voce e quel brano mi hanno agganciato in un istante tanto che sono salito sul film alla velocità con cui il mercurio si espanderebbe in un termometro inserito nel vano di un forno a microonde perchè proprio quella canzone così accattivante e spensierata ci riporta indietro nel tempo, in una America ovattata di fine anni cinquanta che Redford ricostruisce e filma con cura maniacale per raccontarci un episodio di cronaca che fece scalpore al tempo proprio per il fatto che mise in cattiva luce il mondo della televisione agli occhi degli americani, convinti che ciò che avviene all'interno di quel quadrilatero luminoso sia più vero della vita stessa.
La storia del quiz "Twenty-One" e dei suoi concorrenti che vengono informati delle risposte e istruiti dalla produzione su come recitare le loro performance rischiava di essere un film verboso e didascalico, il classico film di denuncia o di cronaca così in voga negli ultimi decenni e invece ne è uscito un film molto interessante che nonostante sia parecchio parlato è ricco di dialoghi brillanti ed accessibili a qualsiasi cittadino ne più e ne meno quanto lo è la televisione popolare descritta in esso, la sceneggiatura è una macchina perfetta che non perde un colpo ma l'arma in più è il folto cast di attori in forma mundial che caratterizza i protagonisti con disarmante efficacia: John Turturro è un eccellente Herbie Stempel, il concorrente ebreo e sottoproletario considerato poco telegenico a cui vengono promessi mari e monti pur di sbagliare la risposta decisiva ma che abbandonato appena perso lo scettro di campione decide di sputtanare la produzione a qualsiasi costo oltre che rovinare la reputazione a colui che lo ha battuto risollevando l'audience dello show, il ruolo del bel professore in carriera Charles Van Doren è affidato ad un magnetico Ralph Finnes che lo caratterizza in maniera ambigua con venature di inquietante follia e una sessualità non del tutto chiarita, azzeccatissima la scelta di affidare il ruolo del padre stimato professore alla Columbia University al leggendario Paul Scofield che condivide una somiglianza con Finnes quasi cromosomica, una spanna sotto la prova di Rob Morrow nel ruolo di Dick Goodwin, il legale che riesce grazie alla sua tenacia a portare a galla l'imbroglio ma capisce tardivamente che i fondali di cartapesta degli studi televisivi non saranno mai abbattuti mentre è molto più facile stroncare la carriera di un promettente professore la cui unica colpa è stata quella di piegarsi alle regole dello show buisness in cambio di fama e denaro, in una piccola parte c'è anche Martin Scorsese che con un ghigno di intoccabilità impersona il magnate della ditta farmaceutica che sponsorizza la trasmissione e potrei continuare all'infinito ad elogiare tutto il cast che ha reso questo film uno dei più riusciti del 1994, non a caso fu candidato all'Oscar come miglior film e in altre tre categorie.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta