Regia di Russell Mulcahy vedi scheda film
L'uomo ombra, ovvero cronaca di un film con premesse perlomeno accattivanti ma sviluppate molto male. L'inizio ti inganna, prospettandoti l'illusione avvolgente di un protagonista dall'anima duplice, con un passato oscuro e un futuro da riparatore di torti; un eroe-antieroe sempre combattuto tra la sua natura e il suo destino, con la prospettiva di un'introspezione psicologica completa e non comune in questo genere di film. Invece tutto l'impianto della pellicola si staglia su un piano superficiale ed oleografico che colpisce l'occhio ma non cattura la mente. Sì, Mulcahy intende strizzare l'occhio al noir, ma lo fa solo a livello di tópoi, di cliché, e non di sostanza. Si è detto del protagonista, paladino del bene ma con un'apparente tensione verso il male che un tempo albergava nel suo cuore; abbiamo la femme fatale, e un rapporto di attrazione-repulsione dell'eroe con essa; la polizia è di impiccio al protagonista, che preferisce lavorare per conto suo. Il nemico tuttavia è inconsistente, caricaturale, persino irritante: nonostante la possibilità concreta di sfruttare i poteri soprannaturali dell'eroe per affrontare una situazione classica - malavita, serial killer, pazzoidi vari - in modo inconsueto, il regista decide di introdurre questo fantomatico discendente di Gengis Khan che fin dalla sua comparsa toglie immediatamente mordente alla storia, e la spoglia di tutte le sue potenzialità. Persino The Mask nel suo naïf aveva conseguito risultati migliori (dico, The Mask!). L'ottimo impianto scenografico non è sufficiente a salvare dalla sua caratura modesta questo titolo del '94, sebbene partito con le migliori intenzioni.
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