Regia di Gillian Armstrong vedi scheda film
La quinta trasposizione al cinema del romanzo di Louisa May Alcott si caratterizza per il fatto di essere la prima ad avere dietro la cinepresa una mano femminile, l'australiana Gillian Armstrong.
Pur essendo un prodotto costruito ad arte per un certo tipo di pubblico che ama storie dall'impianto classico in cui si alternano con calcolata furbizia lacrime e sorrisi, e di fattura inferiore a quella diretta da George Cukor nel 1933, questa versione più moderna non sfigura affatto, poiché le performance attoriali, specie quella molto criticata di Winona Ryder nelle vesti dell'indipendente, sognatrice ed anticonformista Jo, sono di grande valore: a brillare, oltre alla protagonista, sono Susan Sarandon come combattiva madre di casa March e l'allora giovanissima Kirsten Dunst, che dà vita a una già determinata e risoluta Amy.
Vengono a ruota Clare Danes nello scomodo ruolo della sofferente Beth e Trini Alvarado in quelli più defilati di Meg, mentre le uniche parti maschili di sostanza sono affidate a un Christian Bale dall'improbabile frangia e al non eccelso (in questo film) Gabriel Byrne.
Voto: 7 (visto in v.o.s.)
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