Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Disequilibrato, il film di Wenders punta più sulle suggestioni che sulla trama vera e propria: suona come un omaggio al cinema (e suona è certamente il verbo ideale per questo lavoro), eppure non è un'esplicita celebrazione della settima arte. E' quasi come un approccio infantile (infatti le figure che circondano il protagonista, per tre quarti della storia, sono bambini) al cinema: appassionante in questo senso la scena in cui l'uomo fa indovinare ai bambini a chi o cosa appartengano i rumori che produce nella stanza a fianco. In questo sapersi limitare, non abusare di una retorica ingombrante e facile, il film è riuscito; risulta a tratti invece un po' lento e dispersivo, come nel quarto d'ora consecutivo di esecuzioni dei Madredeus, e poco lineare nella struttura, come si diceva all'inizio (il regista compare solo negli ultimi minuti e fondamentalmente non lascia il segno più di tanto; è affidato a De Oliveira in un breve monologo, piuttosto, il senso della pellicola: il grande regista portoghese ci parla del significato dell'arte come realizzazione delle aspirazioni dell'uomo, che nella creazione si sente parificato alla divinità). Omaggio all'appena scomparso Fellini sia in apertura che in chiusura.
Un tecnico del suolo, pur con una gamba ingessata, si precipita a Lisbona, convocato dal regista di un film. Ma quando arriva non trova nessuno: trascorre tre settimane a registrare suoni e perlustrare la città, poi, quando trova il regista, apprende che il film è saltato.
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