Regia di Pasquale Squitieri vedi scheda film
Squittieri ci riprova, allargando il discorso sulla mafia, dopo il successo di Il Prefetto di Ferro, con cui sembrava aver trovato la chiave giusta per costruirsi un suo progetto cinematografico, dopo diversi flops, anche clamorosi e sottovuoto spinto come I Guappi. Si riprende il protagonista Giuliano Gemma, che fa doppiare da solo, anche in maniera inaspettatamente efficace, ma la linea del racconto non è molto originale, ed i punti drammatici del racconto non sono perfettamente limati e con gli accorgimenti giusti c’erano tutti i presupposti di stigmatizzarli meglio: l’omicidio dell’amico, la figura femminile, interpretata da un stinta Cardinale ormai l’ombra di sé stessa, il personaggio del capo mafioso un po’ distrattamente, pur avendo dalla sua un grande Rabal a disposizione, che con un solo fiammeggìo di sguardo poteva renderlo ancora più efficace. Insomma una crescita mafiosa che scade sull’ovvietà, per colpa di una sceneggiatura fiacca e poco accorta, ed una regia che non sa e non saprà mai fare il suo mestiere.
una storia un po' scontata e tirata via
non una grande reiga, il punteggio va per altre cose, il comunismo sbaldieratoalla grande se lo ricorderà Squittieri?
uno dei suoi migliori ruoli
senz'altro in forma
sbiadita, incolore, fuori dalle mani di cristaldi non è nessuno e lo si vedrà nel proseguo
un grande Rabal sfruttato al minimo sindacale
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