Regia di Lasse Hallström vedi scheda film
La naturalezza con la quale Leo DiCaprio mette in scena un ragazzino con limitazioni mentali fa rabbrividire. La sua bravura è eccellente e dimostra quanto sia in lui innata la capacità recitativa. Il film che gli garantì la prima (di troppe poche) nomination agli Oscar è il racconto intimo di una famiglia con non poche difficoltà, che vive in un paesino dove non accade nulla che può tirarli fuori da quel vuoto che riempie la loro vita di sacrifici e sofferenze, di pesi immensi che gravano sulle spalle di un (non) giovanissimo Johnny Depp all’apice della sua bravura che mai più (ahimè) raggiungerà. Ma è chiaro fin da subito chi è il vero protagonista dell’intera pellicola, fin dalla mutazione del titolo che dall’inglese “What eating Gilbert Grape”, che rendeva protagonista un pacato e piatto se pur bravo Depp, si trasforma in “Buon Compleanno Mr.Grape” passando il testimone al coinvolgente ed energico DiCaprio capace di catalizzare su se stesso ogni inquadratura, ogni qualvolta entra in scena. Una storia semplicemente semplice che diventa un mezzo per focalizzare l’attenzione su colui che diventerà l’attore vivente più sensazionale e camaleontico di Hollywood. Una recensione che è diventata una parentesi adulatoria da parte di una fan dichiarata di colui che sopra viene citato e osannato e poco altro ho da aggiungere, se non un appunto sulla fotografia opaca e offuscata che riflette lo stato d’animo delle persone che vivono ad Endora e la capacità, ormai comprovata, di Lasse Hallstrom di essere uno dei pochi registi in circolazione a saper raccontare l’animo umano da dentro visto da fuori.
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