Regia di Lasse Hallström vedi scheda film
Dramma a tratti sconclusionato, che affronta tematiche delicate come l’emarginazione sociale, la solitudine, l’obesità, il suicido, l’autismo, la diversità, i sensi di colpa, la debolezza umana, le varie sfaccettature dell’amore e il gravoso peso delle responsabilità famigliari.
La trama è mediamente coinvolgente, ricca di buoni sentimenti che suscitano tenerezza esaltando il valore della famiglia e denunciando la condizione psicosociale del diverso o del disadattato.
Le vicende ruotano attorno alla vita di Gilbert Grape, un giovane uomo dal buon cuore, che lavora in una piccola drogheria e si prende cura della propria famiglia alle prese con non pochi problemi: un padre morto suicida; la madre obesa, che pesando circa 250 kg, non ce la fa neppure più a camminare per lunghi tragitti e a uscire, perciò, vive da anni sempre in casa; il fratello ritardato mentale; le sorelle adolescenti insicure...
Ognuno di loro dipende da lui; tutto grava sulle sue spalle. Gilbert conosce bene, dunque, il senso di responsabilità e del sacrificio. È un ragazzo come tanti, ma è dovuto crescere in fretta.
Lo stile narrativo della storia è cupo e disincantato, l’atmosfera malinconica, le ambientazioni dell'Iowa statiche e deprimenti, ma il cast di attori abbastanza noti durante la metà degli anni ’90 riesce a risollevare un po’ le sorti di questa pellicola.
Johnny Depp si cala bene nel ruolo di un ragazzo dolce, malinconico e altruista; Juliette Lewis è intensa e carina nei panni della brava ragazza, per una volta, ma il migliore è Leonardo DiCaprio, che si cala con maestria nel difficile ruolo del ragazzo autistico. A mio avviso, questa sua interpretazione avrebbe meritato l’Oscar.
Il ritmo è un po’ lento, i dialoghi non sempre sono incisivi e la regia approfondisce bene alcuni aspetti della trama, ma ne trascura altri, che restano perciò, un po’ oscuri.
Lo stesso finale tragico è del tutto irrisolto. Spiazza lasciando con l’amaro in bocca e con tanti punti interrogativi.
Nel complesso è un'opera che si lascia guardare, ma i suoi spunti avrebbero potuto essere sviluppati meglio.
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