Regia di Peter Jackson vedi scheda film
Creature del cielo vinse il Cantagallo d’Oro nel 1994 e da allora è tra i miei preferiti.
Il giovane Peter Jackson studiò meticolosamente un caso di cronaca nera avvenuto negli anni ’50 per ricostruire il percorso mentale che portò due ragazzine a progettare e commettere un delitto. Solitarie e incomprese, Pauline e Juliet si riconoscono reciprocamente come soggetti outsider e diventano amiche, troppo amiche. Quando la realtà esterna sembra ostile gli adolescenti, ancora forti di una fervida fantasia infantile, sanno isolarsi costruendo una loro dimensione irreale: è qui che Jackson irrompe in totale libertà modellando (letteralmente, con la creta) il magico teatro delle avventure immaginarie di Juliet e Pauline. Il film produce il suo effetto alienante alternando l’umore malsano e sgradevole degli accadimenti a quello gioioso e ipertrofico delle scorribande fantasmagoriche delle due protagoniste, per poi dirigersi inesorabile verso un finale che definire spietato è poco.
E’ molto interessante e per nulla scontata l’analisi del rapporto morboso che lega Pauline e Juliet, che sarebbe superficiale definire di natura omosessuale solo perchè contempla anche il contatto fisico: pur senza arrivare al caso estremo in questione, non è raro che nella primissima giovinezza l’amicizia possa assumere un’importanza abnorme e un carattere di esclusività tali da rendere il rapporto impenetrabile e inaccessibile agli altri. Quel tipo di rapporto è talmente totalizzante da riuscire a surrogare, in una specie di gioco di ruolo, anche la funzione dell’amore. E’ proprio questo sentirsi speciali e diversi, alleati contro il mondo e spaventati dall’eventualità di una separazione ciò che viene descritto senza moralismi in Creature del Cielo.
Facile dirlo col senno di poi, ma l’allora sconosciuta Kate Winslet dimostrò subito carattere volendo esordire con un personaggio così poco rassicurante. Dopo una serie di film molto più classici, che le hanno fruttato il meritato successo, è tornata recentemente a scegliere ruoli decisamente più oscuri (vedi The Reader e Revolutionary Road): pur recitando in maniera impeccabile su ogni registro, si capisce che la sua curiosità interpretativa si spinge nuovamente verso ruoli più difficili e sfaccettati, nei quali può mettersi alla prova ed esprimersi al meglio.
Film tuttora sorprendente, rimane senza riserve nelle mie corde.
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