Regia di Roberto Faenza vedi scheda film
Elogio della vigliaccheria e del compromesso, la storia di Pereira insegna a chinare la testa alla prima occasione ed a dare sempre ragione al prepotente di turno. Per reagire l'anziano giornalista ha bisogno di un amico morto ammazzato nel letto, e anche così reagisce blandamente e fuggendo immediatamente a gambe levate: certo non è grazie a personaggi ambigui del genere che le dittature sono crollate, nel corso della storia. Poi il film era corto e l'unica soluzione era inserire qualche scena incomprensibilmente inutile come quella di Pereira che è troppo grasso e allora si mette a dieta. Mah. Mastroianni è comunque una garanzia, mentre fortunatamente il ruolo della Braschi, espressiva come un comodino, è piuttosto limitato.
Portogallo, anni '30. La dittatura dilaga, l'anziano giornalista Pereira si dedica alla cultura e tralascia ogni impegno politico, per quieto vivere. Nella sua vita irrompe un giovane idealista antifascista, che finirà assassinato da squadristi. Pereira finalmente reagisce: pubblica un articolo polemico contro il potere in prima pagina e fugge all'estero.
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