Regia di Milos Forman vedi scheda film
Nato a Salisburgo nel 1756 Wolfgang Amadeus Mozart scrisse la sua prima melodia a quattro anni, la sua prima opera completa a dodici e morì, nel 1791 a soli 35 anni, in circostanze ancora avvolte nel mistero e il suo corpo sepolto in un’anonima fossa comune. Eppure sarebbe stato ricordato nei secoli a venire come il più grande compositore di tutti i tempi.
Ambientato nel sontuoso scenario della Vienne imperiale di fine Settecento splendidamente ricostruito a Praga, città di origine del regista Milos Forrman, grazie alle scenografie di Patrizia Von Brandenstein, Amadeus é tratto dall’omonimo dramma teatrale degli anni’70 scritto da Peter Schaffer, autore anche del suo adattamento cinematografico, e che si ispira a sua volta al dramma Mozart & Salieri scritto nel 1830 da Aleksandr Sergeevic Puskin che ipotizzava, in maniera del tutto arbitraria e mai realmente documentata, dello scontro “artistico” tra Mozart e Salieri e quindi dell’avvelenamento che ha portato Mozart alla morte ad opera del compositore italiano.
Una storia decisamente fantasiosa e poco aderente alla realtà dei fatti ma il regista ceco Milos Forman (Qualcuno volò sul nido del cuculo) non si pone affatto l’obiettivo di raccontare una semplice biografia o di ricostruire, con intento documentaristico, la sua vita ma, partendo dagli oscuri retroscena della sua morte, il film racconta della sregolatezza e dello straripante talento del più conosciuto e acclamato musicista di sempre per delineare l’evocativo (e straordinario) ritratto dell’uomo la cui musica ha per secoli incantato il mondo intero.
Ricostruendo l’intera vicenda in flashback tramite i ricordi di un ormai anziano Salieri, in preda alla follia e rinchiuso in un manicomio, che rievoca attraverso i suoi vaneggiamenti un passato di accesa rivalità con il suo giovane antagonista, infuriato ma al tempo stesso affascinato del suo inarrivabile talento e da lui vissuta come una maledizione, Forman costruisce intorno alla vicenda un alone di leggenda e di epicità per una pellicola ricercatissima, insignita di ben dieci candidature e ben otto premi Oscar (Film, regia, attore protagonista, sceneggiatura non originale, scenografia, costumi, trucco & costumi e sonoro), ma anche la sua opera più ambiziosa e complessa.
La pellicola vanta infatti una minuziosa quanto realistica ricostruzione della Vienna imperiale di fine settecento, grazie soprattutto alla sua sontuosa scenografia, ai fastosi costumi di scena e all’elegantissimo trucco esaltati ulteriormente da una fotografia ricercatissima che rendono la maestosa pellicola di Forman una festa per gli occhi (Barry Lyndon docet).
Un kolossal perfetto nella sua realizzazione tecnica ma di difficile lettura perché se in superficie potrebbe sembrare una semplice biografia di Mozart, seppur narrata in terza persona, in realtà il film racconta le ossessioni e le memorie, di cui é prigioniero ben oltre le mura del manicomio in cui é ricoverato, di un uomo anziano e malato, come anche il rimorso e la sua rovinosa frustrazione nei confronti dello straordinario talento di un giovine, maleducato e rozzo, di cui era estremamente invidioso ma anche terribilmente affascinato.
Oltre a questo aspetto la pellicola riflette anche sul rapporto padre-figlio (e su quello, molto simile, di mentore-allievo) e su come lo stato sociale possa influire su esso e sul complicato rapporto tra l’uomo e Dio (dopo tutto Amadeus vuol dire proprio “amato da Dio”) e su come la Fede possa stravolgere le intenzioni delle persone, come il personaggio di Salieri, devoto credente, che davanti ai presunti torti e al favore di Dio per Mozart finisce per dichiarargli guerra.
Tra ammirazione e invidia l’uomo (comune?) si ribella quindi ai “dispetti” di Dio che sceglie come proprio strumento un “bimbetto” osceno e triviale, e il cui scherno é reso ancora più emblematico dalla sua fastidiosissima risata, ostinandosi quindi a ostacolarne il successo in ogni modo.
Forman riprende quindi il tema dello scontro tra l’individuo fuori dagli schemi e una società chiusa e conservatrice, già evidente nel suo film precedente, ma mostrando Mozart come una rockstar dell’epoca, esuberante e sguaiata, irrispettoso dei codici morali dell’epoca (ma anche di quello stesso dono concessogli da "Dio") ma con un talento (per l’appunto) talmente enorme da essergli perdonato qualsiasi genere di eccesso.
Ecco quindi che le simpatie dello spettatore sia sorprendentemente per Salieri, per il “cattivo” (e presunto omicida) del film, mentre si trova invece a “detestare” il piccolo, superbo, antipatico e scurrile Mozart in quanto il primo "difensore" dei “mediocri” (ma il riferimento é palesemente all’uomo comune) che, tra mille difficoltà e attraverso il lavoro, lo studio e il sacrificio personale, ambiscono a migliorare se stesso (e, nel loro piccolo, anche il mondo) mentre altri che hanno avuto invece il dono (da Dio o dal diavolo?) di un talento immenso lo sfruttano soprattutto per soddisfare i propri piccoli capricci ed egoismi personali.
Straordinaria la prova dei due protagonisti principali, l’istrionico Tom Hulce nel ruolo di Mozart (per il ruolo si era pensato anche a Mel Gibson e Mark Hamill), un ragazzo volgare e sgraziato ma capace di creare della musica meravigliosa, e un fenomenale (giustamente premiato con l’Oscar) F. Murray Abraham nel ruolo del maestro Antonio Salieri, ossessionato dalla propria mediocrità che lo spinge verso una feroce vendetta contro il rivale. E contro Dio (O il Fato?).
Tra gli altri interpreti troviamo Elisabeth Berridge, Jefferey Jones, Simon Callow, Roy Dotrice, Richard Frank, Charles Key, Christine Ebersole, Vincent Schiavelli, Cybthia Nixon e Patrick Hines.
Amadeus é un’opera magniloquente e ipnotica, a metà strada tra la tragedia e la farsa, ma anche dalla spiccata teatralità, costruita sui contrasti di luce e ombra, di esaltazione del talento come delle miserie dell’animo umano m anche sulla grandezza dell’uomo e della sua arte capace di risuonare nei tempi e di condizionare l'uomo ancora oggi.
VOTO: 8,5
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