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Tom Jones

Regia di Tony Richardson vedi scheda film

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La recensione su Tom Jones

di vermeverde
9 stelle

“Tom Jones” è un film di Tony Richardson del 1963 che appare per nulla invecchiato, è tutt’oggi godibilissimo e di taglio moderno, nonostante risalga a circa mezzo secolo fa. Il merito di tale successo è dovuto anche a John Osborne, abituale collaboratore di Richardson, autore della sceneggiatura basata liberamente su un romanzo di Henry Fielding da cui ha tratto caustici spunti critici e dissacranti sulle convenzioni sociali che velano i veri sentimenti e gli obiettivi dei conformisti benpensanti.

Il protagonista eponimo è un trovatello allevato come un figlio dal ricco gentiluomo di campagna Mr. Allworthy: Tom Jones è un giovane aitante e irriverente, totalmente scevro da remore nel godersi la vita soprattutto con le donne ma di buon cuore e riconoscente, osteggiato copertamente da Blifil, nipote ed erede di Allworthy, apparentemente irreprensibile ma perfido ed ipocrita. Motore dell’intreccio è l’innamoramento di Tom per Sophie, figlia del godereccio possidente vicino di Allworthy, Mister Western.

Le peripezie dei protagonisti sono narrate con uno stile registico molto estroso, che si compiace anche di ammiccamenti al pubblico, e un montaggio agile e alcuni fermo immagini e con sequenze girate come un film comico degli anni ’20, dando l’impressione di non prendersi mai troppo sul serio: la visione risulta quindi piacevolmente varia e movimentata e non annoia mai divertendo con intelligenza e ironia. Le scene più memorabili sono la movimentatissima caccia con i cani, la cena maliziosamente allusiva fra Miss Waters e Tom e l’impietosa descrizione dei bassifondi di Londra.

Le disavventure e gli intrighi che coinvolgono i protagonisti mettono in evidenza il classismo imperante e i difetti e le sconvenienze di tutti (con le eccezioni del tollerante Mister Allworthy e della limpida Sophie), ognuno teso a realizzare i propri fini con ogni mezzo, senza preoccupazioni morali, sia appartenente alle classi superiore o a quelle più umili, ma mentre i primi sono mossi dall’arroganza e dalla cupidigia i secondi dalla necessità di sopravvivere: alla fine, tuttavia, la spontanea impertinenza dei protagonisti sconfigge la maligna ipocrisia degli antagonisti.

Nel film vincitore di 4 premi Oscar fra cui quello per il miglior film e la miglio regia, oltre ai pregi formali, fra i quali sono da ricordare, le curate ambientazioni sia in interni che in esterni, sono lodevoli le interpretazioni di tutti gli attori, fra i quali primeggia il giovane Albert Finney quale Tom, vincitore di una Coppa Volpi e di un Golden Globe, e di Susannah York (Sophie), di Hugh Griffith (Mister Western), di Joan Greenwood (Lady Bellaston). Di David Warner (Blifil) e di Lynn Redgrave (la serva di Sophie).

In conclusione, considero il film un capolavoro che non hai cessato di divertirmi da quando da ragazzo lo vidi in sala per la prima volta ad oggi.

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