Regia di José Maria Sanchez vedi scheda film
Un salumiere milanese, stanco della routine e delle pressioni subite dalla moglie e dalla figlia ormai adulta, fugge di nascosto dall’Italia. Quando arriva in Tunisia però si ritrova per errore senza un soldo; una serie di peripezie lo riporta in Italia, dove – spacciandosi per maggiordomo nordafricano – viene assunto proprio da sua moglie.
Va bene che un film comico non deve per forza avere una trama dalla logica di ferro, anzi: che in certe occasioni addirittura la ricerca di soluzioni surreali imponga nel copione salti sconclusionati e situazioni che prescindono dal minimo senso comune; però la storia di Mollo tutto è davvero indifendibile. Un salumiere milanese che vive a Roma senza aver mai preso non tanto l’accento, ma foss’anche un solo intercalare della Capitale, scappa di nascosto in Tunisia (erano d’altronde gli anni del pericoloso pluripregiudicato Craxi, latitante ad Hammamet) e dopo un anno e mezzo, complice una barba di un paio di centimetri, crede di non essere più riconosciuto da moglie e figlia; siamo ben oltre l’assurdo: qui sconfiniamo nel noioso. Seconda pellicola diretta (in Italia) dallo spagnolo José Maria Sanchez con protagonista Renato Pozzetto, a sei anni da Burro (1989), Mollo tutto dimostra quantomeno che non basta un mattatore al comando delle operazioni – Pozzetto non sfigura affatto, chiariamoci – se non è servito da una sceneggiatura un minimo solida e da caratteristi dignitosi di spalla; qui al fianco dell’attore lombardo troviamo Barbara D’Urso e Tamara Donà (presentatrici televisive di tanto in tanto prestate al set), con particine per Michele Gammino, Victor Cavallo e Luigi Petrucci: non benissimo. La sceneggiatura è di Alessandro Jacchia e Stefano Sudriè; Sanchez cominciò a lavorare nel cinema italiano nei primi anni ’80 e avrebbe continuato per oltre vent’anni, licenziando soprattutto opere per il piccolo schermo. 3/10.
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