Regia di William A. Wellman vedi scheda film
Alle ore 20.30, per sei giorni consecutivi, nei programmi radio di tutto il mondo si inserisce la voce di qualcuno che dichiara di essere Dio ed esorta gli uomini a rigare dritto: ognuno la sente parlare nella propria lingua, nessuno riesce a registrarla, e nel film (espediente astuto) non viene mai fatta ascoltare allo spettatore. All’inizio si pensa a uno scherzo, magari del recidivo Orson Welles, ma poi anche i più scettici si convincono che si tratta di un fenomeno soprannaturale. Parabola ingenua ma suggestiva, aperta da una citazione del primo libro di Samuele, chiusa dal vangelo di Giovanni, scandita in sette giorni come quelli della creazione (ancora una volta Dio si riposa il settimo) e raccontata dal ristretto punto di vista di un’umile famiglia composta da padre operaio, madre casalinga, figlioletto sveglio e zia impicciona. Dio, a quanto pare, non ha nulla di straordinario da rivelare: le sue esortazioni sono improntate al semplice buon senso; però tutti hanno paura di qualcosa che non riescono a comprendere, si sentono in qualche modo cambiati e cercano di tirare fuori le proprie qualità latenti. Finale un po’ debole, con la tensione che si allenta.
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