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La scuola

Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film

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La recensione su La scuola

di cheftony
8 stelle

“Preside, Astariti è nato primo della classe! Per capire quanto valiamo veramente noi, dobbiamo misurarci con i Cardini e non con gli Astariti.”
“Mi fa poesia anche lei? Vivaldi, gli metta almeno 7, che le costa?”
“Preside, ma io gli metto anche 14, ma non è questo il punto. Io dico solamente che è molto pericoloso assumere come punto di riferimento di bravura uno che…”
“Preside, io qui sono pagato per far lavorare gli alunni e per poter dire alla fine «di questo ci si può fidare, dategli un posto adeguato, questo invece è una rapa che non sa niente, mandatelo nei campi!», come diceva giustamente Mortillaro poc’anzi. Io voglio che il mio giudizio qui sia serio, fondato, inattaccabile!”
“Perché tu hai sbagliato lavoro, tu dovevi andare a lavorare all’ufficio di collocamento!”

 

 

Assolata periferia romana, ultimo giorno di scuola e giorno di scrutini in un istituto tecnico che cade a pezzi e il cui crollo del tetto della biblioteca si accompagna a quello delle iscrizioni.
Il professore di lettere Vivaldi (Silvio Orlando), idealista e primo amico dei suoi problematici ragazzi, vive con apprensione questa fase. È anche il giorno del pensionamento della collega Serino (Anita Laurenzi), misteriosamente assente, ma la festicciola in suo onore ha ugualmente luogo in aula professori, dando loro occasione di mostrarsi nel pieno delle loro conflittualità. Il tremendo professor Sperone (Fabrizio Bentivoglio) vorrebbe togliere le gambe da quella scuola e attende con trepidazione una risposta dal Ministero, senza per questo mancare di apprezzare l’improvviso miglioramento estetico della professoressa Majello (Anna Galiena), tormentata e al centro di voci su un suo presunto amante, “uno di scuola”.
Al momento degli scrutini, che vedono almeno due o tre ragazzi fortemente a rischio pur in una classe di quarta superiore considerata assai mediocre, i professori daranno il peggio di sé, fra l’ignorante preside (Mario Prosperi), il marpione Cirrotta (Antonio Petrocelli) e il razzista Mortillaro (Roberto Nobile). Emerge un quadro in cui il corpo docenti è sfilacciato, immaturo, insicuro sulla natura del proprio ruolo. Vivaldi, in sintonia con la Majello, vorrebbe promuovere tutti, ma non avrà vita facile in un simile contesto e in uno scrutinio che si preannuncia interminabile, con i suoi contrattempi e i suoi scherzi...

 

“Coffaro in certe materie ce la mette tutta, solo che ha i suoi tempi, come tutti noi. Allora lui cerca di crescere e voi dite «bocciamolo!». È assurdo!”
“Guarda che noi lo bocciamo proprio per farlo crescere!”

 

 

Lo scrittore napoletano Domenico Starnone, autore dei libri “Ex cattedra e altre storie di scuola” e “Sottobanco”, scrive la sceneggiatura di “La scuola” insieme al regista Daniele Luchetti e ad altri sceneggiatori provenienti dall’area morettiana (Sandro Petraglia, Stefano Rulli). Il ritratto dell’istituzione scolastica, frutto dell’esperienza nell’insegnamento superiore di Starnone, è sì divertente (è pur sempre un testo comico), ma anche desolante, amaro e a suo modo attuale, tant’è che Luchetti lo presenta tuttora in giro per l’Italia come spettacolo teatrale. “La scuola” inscena, attraverso una caratterizzazione dei personaggi precisa e in cui ognuno di noi può ritrovare un suo docente, il conflitto fra due modelli d’istruzione: quello post-sessantottino, più “morbido” e comprensivo, ed uno più arcaico e rigido. La domanda che si pone è sempre valida: il compito della scuola è quello di portare i ragazzi più in difficoltà allo stesso livello (e dunque, almeno potenzialmente, alle stesse possibilità) degli altri o quello di giudicare la prestazione immediata, come se la scuola fosse solo responso finale e non un percorso? È chiarissimo per chi simpatizzino Luchetti e collaboratori, ma “La scuola” non assolve nessuno, evidenziando le fallacie di ciascun approccio.

 

“E ancora la mamma morta! Ancora il babbo paralitico! Ma voi me lo dovete dire, insomma! Io, se non boccio Cardini, CHI BO-CCIO?”

 

Al netto di queste considerazioni, si tratta di una commedia simpaticissima, ben scritta e interpretata da attori e caratteristi eccellenti: se Silvio Orlando ha ruoli di questo tipo cuciti addosso da sempre, Anna Galiena è praticamente perfetta, Fabrizio Bentivoglio assume una stupefacente e caricaturale malvagità e Roberto Nobile è un professore macchietta a cui sono da attribuire molte delle risate che “La scuola” suscita. Anche i ragazzi, tutti esordienti privi di formazione attoriale e di successiva consacrazione, se la cavano benissimo, con alcuni limiti e con alcuni innegabili pregi.
Negli anni immediatamente successivi si è aperto un piccolo filone di commedie scolastiche sulla falsariga di questo film e dei libri di Starnone. I serissimi sottotesti rendono però il film di Luchetti un unicum, la cui portata va oltre l’estetica anni ’90 per cui provare una certa nostalgia.

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