Espandi menu
cerca
Hiroshima, mon amour

Regia di Alain Resnais vedi scheda film

Recensioni

L'autore

vermeverde

vermeverde

Iscritto dall'8 marzo 2020 Vai al suo profilo
  • Seguaci 25
  • Post 8
  • Recensioni 96
  • Playlist 5
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Hiroshima, mon amour

di vermeverde
8 stelle

È un film “scisso” fin dal titolo: la tragedia della città giapponese è quanto di più distante dall’amore. La trama, infatti, è costituita da due piani narrativi che si intrecciano, quello della relazione fra due amanti adulteri, lei francese (Emmanuelle Riva) a Hiroshima per lavoro, lui giapponese (Eji Okada) e quello della memoria di lei relative alla infelice storia con soldato tedesco durante la guerra a Nevers e delle pesanti conseguenze subite. Si ha un’alternanza di tempi, luoghi e situazioni il cui susseguirsi è dettato dalle emozioni che riaffiorano dalla memoria, non dalla consecutività logica: è una scissione fra il tempo del presente narrativo e le rievocazioni improvvise del passato che vi sovrappongono. Il contrappunto della memoria del passato, triste per entrambi, fa emergere inesorabilmente la caducità dei momenti felici, passati o presenti.

La dualità, la dialettica è la cifra stilistica del film, presente in più livelli: Giappone / Francia, presente / passato, guerra / pace, desiderio dell’uomo di proseguire la relazione che lei considera invece una parentesi chiusa. Questo dualismo è evidenziato anche dalla scelta di due diversi direttori della fotografia, M. Takahashi per riprese eseguite in Giappone, più luminose, e S. Vierny per le riprese francesi, più oscure. Nel film, inoltre, ciò che non è mostrato ma che si intuisce ha la stessa importanza (se non superiore) di quanto è effettivamente esposto. La tragedia di Hiroshima è stata così grande e profonda che non può essere “raccontata”, come è espresso dal Leitmotiv dell’amante giapponese (“Non hai visto niente”), ma può essere solo evocata emotivamente da lei raffrontandola con le profonde ferite dell’anima che riemergono a sprazzi dalla memoria.

I dialoghi hanno una grande importanza nel film, dovuta alla sceneggiatura della famosa scrittrice Marguerite Duras, permettendo di portare alla luce le motivazioni psicologiche dei due personaggi i cui traumi passati condizionano i comportamenti e le scelte attuali, tuttavia per me ne appesantiscono il ritmo e ciò ne costituisce il limite che mi impedisce di consideralo un capolavoro assoluto, pur rimanendo un grande film.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati