Regia di Alain Resnais vedi scheda film
...il dramma universale di Hiroshima e il dramma personale di due innamorati...
Ho visto questo film, per la prima volta, in edizione restaurata. Ne avevo smpre sentito parlare ma non era mai capitato di trovarlo al cinema.
E’ un film sicuramente unico nel suo genere e fatto in un modo imprevedibile e con due storie, una è l’ecatombe di Hiroshima e l’altra è la vicenda personale della protagonista. Così il dramma universale che ha raso al suolo la città e fatto centinaia di migliaia di vittime si intreccia con la storia di due drammi personali dei protagonisti del film. La donna è un’attrice venuta dalla Francia per interpretare un film o un documentario sull’atomica e lui è un architetto giapponese che ha perso tutta la sua famiglia.
La prima parte è incentrata sul dramma della città. E’ un film con pochissimi dialoghi e prevalentemente è il parlare a se stessa della ragazza, con poche parole sofferte, che guida attraverso le scene. E’ un amore tra due persone di cui non sappiamo nulla, tranne che lei è francese e lui è giapponese e vediamo i loro corpi di schiena, abbracciarsi, con la mano di lei che esplora le spalle di lui quasi come ad esplorare un territorio sconosciuto mentre sui due corpi abbracciati scende una cenere luminescente che li ricopre come una seconda pelle evocando così il fallout della bomba e la cupa coltre di morte che coprì quanti erano sopravvissuti all’esplosione.
Il film è frammentario, non c’è una vera e propria trama, ma procede a immagini scollegate ma non di meno efficaci perché mostrano l’orrore della devastazione e della morte venuta dal cielo, come mai prima. Si vede il museo dedicato all’esplosione, si vedono persone mostruosamente ferite ma su nessuno di questi elementi la mdp indugia più di tanto. Il senso di sofferenza, oltreché dalle scene, proviene dalla voce della donna, una voce di una persona che ha visto il peggio di quello che l’uomo può fare ai suoi simili.
Sappiamo che la donna è un’attrice, ma non è affatto un’attrice da star system, è una donna semplice che vive una realtà complessa e tormentata. Sicuramente i due si amano e, tra i due, il più preso da questa storia è l’uomo, l’architetto giapponese.
Il film, attraverso una serie di rimandi nel passato che prendono spunto da dettagli del presente che vede la donna, fa capire in qualche modo il passato della donna. Proviene da Nevers ma c’è qualcosa di terribile nel suo passato che si è proteso su di lei quasi come gli effetti della bomba. Non si capisce subito perché il film procede con stacchi all’indietro e solo all’ultimo arriva al fatto che ha generato il dramma della donna, allora ragazza, e quasi la sua follia. Il suo primo amore, un giovanissimo soldato tedesco, è stato ucciso negli ultimi giorni di occupazione tedesca. Forse è stato ucciso perché era un tedesco da solo o forse perché amava una ragazza francese. Questo ricucire il presente con il passato attraverso punti di contatto che solo la donna riesce a trovare è fatto molto bene. Il film procede verso la fine. Ognuno alla fine prenderà la sua strada quasi come se fosse impossibile amare di nuovo dopo una così immane tragedia, universale e personale.
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