Regia di Mario Martone vedi scheda film
Delia (Anna Bonaiuti) è una disegnatrice di fumetti che vive e lavora a Bologna. Nel giorno del suo compleanno aspetta Amalia (Angela Luce), la madre che dovrebbe arrivare da Napoli. Amalia non solo non è partita ma gli fa anche delle telefonate strane che mettono Delia in uno stato di agitazione. Poi Amalia viene trovata morta annegata con addosso solo un reggiseno di pizzo rosso. Delia viene a Napoli per il funerale e intende ricostruire gli ultimi giorni della madre per chiarire meglio i motivi di una morte dai connotati strani.
E così, il film diventa un viaggio a ritroso verso un passato dolorosamente segnato dalle turbolenze familiari causate dalla cieca gelosia del marito di Amalia (Italo Celoro), l'occasione per Delia di fare una ricognizione su se stessa, di ripensare al suo rapporto con la madre, di ricongiungersi con essa attraverso un incontro- scontro con i fantasmi del passato, con i sensi di colpa di una bambina ammalata di fantasia. Questo la porta a insinuarsi discreta nel ventre molle di una città brulicante di gente, suoni e colori, una città notturna e piovosa e perciò lontana dagli stereotipi che gli hanno sempre appicicato addosso, a entrare a contatto con la dolente ambiguità di autentici mostri metropolitani, con persone e luoghi che lo scorrere del tempo ha irrimediabilmente cambiato. "L'amore molesto" è un film che si lascia vedere e si lascia toccare, vive della sensualità di corpi molestati continuamente dalla memoria, e di altri che si ammassano in un quadro urbano popolato da una umanità visibilmente trasfigurata dalla perdita dei suoi migliori sogni. Dal romanzo omonimo di Elena Ferrante, Mario Martone (al suo secondo lungometraggio dopo "Morte di un matematico napoletano") trae un film solido, compatto, ottimamente capace di restituirci un complesso ritratto di donna e un idea di Napoli affatto allineata. Ottimo il lavoro alla fotografia di Luca Bigazzi, a cui si deve quell'alternarsi continuo tra passato e presente attraverso un uso dei colori che mantiene il film in una dimensione continuamente sospesa tra realtà e sogno, memorie del passato e incubi del presente. A ciò va aggiunto l'ottimo cast che, oltre alle pregevoli prove di Anna Bonaiuto e Angela Luce, può fregiarsi della presenza di piccoli e grandi caratteristi (Licia Maglietta, Italo Celoro, Peppe Lanzetta, Gianni Caiafa) con una solida esperienza di teatro alle spalle. Credo che il film di Martone rappresenta un buon compendio della mia idea che Napoli (e la Campania), per quantità e qualità di cose prodotte nelle diverse forme di cui si compone l'universo cinema, ha dato il contributo più importante al cinema italiano degli ultimi decenni.
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