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Il toro

Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il toro

di hallorann
8 stelle

Il cinema di Carlo Mazzacurati mi dà (per dirla con una battuta de IL GRANDE LEBOWSKI) “una sensazione di intimo tepore”.  Sensazione riprovata all’ennesima visione casuale o cercata che si voglia de IL TORO. Inoltre assistendo alla vicenda di Franco e Loris ci si dimentica volentieri di inverosimiglianze e imprecisioni.

 

Franco, inserviente in una grande azienda zootecnica separato con una figlia, viene licenziato e lui come liquidazione ruba Corinto un toro da monta. Insieme all’amico Loris allevatore che non se la passa meglio aiutati da alcune circostanze fortuite passano la frontiera diretti verso l’Europa dell’est. Giunti nella ex Jugoslavia in piena guerra, i due ritirano il toro arrivato dentro un vagone presso una stazione ferroviaria. Il capo stazione ha sequestrato il toro con l’intento di ucciderlo per sfamare i numerosi profughi che lì bivaccano. Anche stavolta riescono a sfangarla e riportano Corinto dentro il loro camion. Quest’ultimo si rompe, raggiungono a piedi un vicino casolare di campagna abitato da un anziano, la nuora e il figlioletto.  Nell’attesa che un meccanico ripari il guasto Franco e Loris - sistemato il toro nella stalla dell’uomo – trascorrono la notte nella casa. L’indomani ripartono, alla frontiera per l’Ungheria non riescono a entrare perché di Corinto manca un certificato sanitario. Qui conoscono Tantini, un toscano con montgomery color cammello e La Gazzetta dello Sport sotto braccio che gli fa da momentaneo traduttore, “mi occupo di commercio, ho una ditta di import export sul lago Balatov”. Un ragazzino si “invaghisce” del giubbotto di Franco, tramite questo espediente aggirano la frontiera, Loris e Corinto guadano un fiume. L’appuntamento con Franco è dall’altra parte. Nevica parecchio, Loris accende un fuoco per riscaldare e asciugare il toro raffreddato, Franco dopo un’attesa di cinque ore li raggiunge e aggredisce Loris. Un’enorme mandria di bestiame riconcilia i due, finalmente hanno raggiunto l’obiettivo del loro viaggio: Sandor, un vecchio amico che potrebbe acquistargli Corinto. Egli (che ha cambiato mestiere) invita i due italiani a una festa di nozze in cui li presenta Ross, un inglese interessato all’acquisto. Questi però al termine di alcuni accertamenti scopre che Corinto è stato rubato. Franco e Loris più disperati di prima riprendono il loro peregrinare. Come ultima spiaggia contattano Tantini l’italiano conosciuto alla frontiera, in un night Franco convinto di proporre un affare espone le doti riproduttive di Corinto al faccendiere e altri due italiani accompagnati da due “signorine”. All’esterno del locale gli italiani si prendono gioco del toro e dei due disperati suscitando le ire di entrambi, mentre Tantini giustifica l’accaduto a un deluso Franco “…anche te come potevi pensare che quattro ubriachi all’uscita di una mignotteria vedono un toro e ti danno 400 milioni!”. I due amici ormai rassegnati arrivano in un paesino innevato: Loris va alla ricerca di un veterinario, Franco per combattere il freddo ripara in una chiesa in cui piange consolato da un’anziana. La speranza sembra essere l’ultima a morire, il sempre screditato Loris (agli occhi di Franco) incontra le persone che metteranno fine alle loro sofferenze.

 

IL TORO è una bella commedia densa e toccante di Mazzacurati. I primi precari quarantenni del mondo del lavoro, licenziati e umiliati. Il tentativo di riscatto attraverso il furto e il piazzamento del toro come mezzo (il)lecito per raccontare una storia da commedia all’italiana.  Le conseguenze della guerra in un paese vicino. Lo sbandamento dei paesi dell’est dopo la caduta del Muro. Il neorealismo e di nuovo la tradizione nobile della commedia che si incontrano. Roberto Citran asciutto, schivo e spontaneo; Diego Abatantuono estroverso e armonico, ben imbrigliato e temperato dal regista anche nei suoi tormentoni “Hai capito o no!?”. Eccellenti ambedue. Due disgraziati, due neoproletari credibili. Italiani all’estero dignitosi e buoni ma non stereotipi contrapposti agli italiani all’estero Marco Messeri e Riccardo Zinna truffaldini, profittatori e puttanieri. Dietro i tratti delicati, misurati, mai volgari e banali Mazzacurati da vent’anni racconta drammi umani e sociali con il suo stile inconfondibile. Bellissime le musiche di Ivano Fossati.  

 

 

 

 

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