Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film
Il riscatto di un perdente è sempre qualcosa di misero, quantitativamente e qualitativamente; qui Franco (Abatantuono) è un uomo alla deriva che ha progettato una vendetta non solo dannosa per il suo datore di lavoro (che lo ha licenziato), ma anche economicamente vantaggiosa per sè ed il suo complice. Chiaramente le cose non vanno come dovrebbero - per Franco - andare e, la patina del perdente, il nostro protagonista non saprà scrollarsela di dosso. Ma una soluzione positiva, alfine, riuscirà comunque a raggiungerla: e questo è il primo punto che lascia dubbiosi sull'esito di questo che è il quinto film di Mazzacurati. Inoltre l'accoppiata con Citran, per quanto apprezzabile, non è comunque delle più azzeccate; nel duo esce meglio il veneto, pur essendo la 'spalla', che infatti si aggiudica la prestigiosa coppa Volpi (ed il film il Leone d'oro). Nel cast parti minori anche per Marco Messeri, Ugo Conti, Marco Paolini e perfino Alberto Lattuada (nei panni di Colombani). Mazzacurati - e siamo al terzo punto discutibile dell'opera - indugia con molta, molta calma lungo i freddi panorami di un est Europa spento ed indolente, ed è un vero peccato perchè, al di là dello scarso ritmo, la storia funziona. Sceneggiatura del regista, di Rulli-Petraglia e di Umberto Contarello: nomi fra i migliori nel panorama italiano contemporaneo. Musiche originali di Ivano Fossati. 5,5/10.
Franco, licenziato da un allevamento bovino, si vendica rubando il campione Corinto ed andando a venderlo in Ungheria; con lui parte l'amico - altrettanto disperato - Loris, ma li attende un viaggio complicato...
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