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Il toro

Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il toro

di axe
6 stelle

Franco, licenziato e privato con scorrettezza della liquidazione cui ha diritto da parte della società che gli dava lavoro, un allevamento di bovini, ruba Corinto, toro di particolare valore destinato alla monta, con l'intento di condurlo in Ungheria, grazie all'aiuto dell'amico Loris, e venderlo a caro prezzo ad una cooperativa del luogo, della quale conosce il presidente. Non tiene, tuttavia, conto del mutamento dei tempi. Con la fine dell'Unione Sovietica, molte cose sono cambiate; l'Ungheria si apre al commercio - ed ai traffici - internazionali, e per raggiungerla è necessario transitare attraverso la Jugoslavia, dilaniata dalla guerra civile. Il regista Carlo Mazzacurati dirige un film in bilico tra il dramma e la commedia, imperniato sulla precarietà del suo tempo. I primi anni '90, conclusa la contrapposizione tra blocchi, segnarono la fine di diverse certezze, date fino a quel momento per assodate. I protagonisti Franco (Diego Abatantuono) e Loris (Roberto Citran) rimangono, come altri loro colleghi, senza lavoro. Di mezza età e con molte spese cui far fronte, si sentono perduti ed amareggiati. Il disappunto cresce, apprendendo che non riceveranno la dovuta liquidazione; è il motivo per il quale il più deciso Franco sceglie di appropriarsi del toro, un animale di valore, e coinvolgere nella vicenda il timoroso Loris. I due uomini, caricato il maestoso bovino a bordo di un vecchio autocarro, iniziano il loro viaggio. Scoprono che nessuno tra i loro punti di riferimento è dove loro s'aspettano. Passare la frontiere non è facile, ed inoltre è necessario attraversare una terra in guerra. La realtà bellica si palesa agli occhi dei due protagonisti in una stazione ferroviaria, ove sono stanziate centinaia di profughi dalle pance vuote; il massiccio toro, ai loro occhi, è la soddisfazione di istinti ben più pressanti di quelli che hanno spinto al furto Franco e Loris. Salvato Corinto dalle bocche affamate dei profughi, i due raggiungono una fattoria, abitata da contadini umili i quali, dopo un primo momento di diffidenza, riconoscono in Loris e Franco dei loro simili, con i quali solidarizzano e vivono momenti di conviviale intimità. Anche l'Ungheria è cambiata; l'economia pianificata d'imposizione sovietica ha lasciato spazio all'iniziativa privata. Imprenditori stranieri arrivano nel paese ex-comunista per realizzare, con la compiacenza di faccendieri locali, lucrosi affari al limite della liceità. Corinto, un animale d'indubbio valore per chi è abituato al lavoro "sul campo" in ambito zootecnico, non è di alcun interesse per "squali della finanza", abili nel condurre le loro imprese in ben altri modi. Tutto sembra perduto, ma un lieto fine, quasi inaspettatamente, arriva. Il toro, nonostante l'insorgere di un'infezione, stimola l'interesse di alcuni allevatori, i quali, per pagarne il prezzo, offrono ai protagonisti alcune centinaia di vitelli, con i quali potranno tornare in Italia ed iniziare una nuova vita Il personaggio interpretato da Diego Abatantuono è d'indole focosa ed istintiva; Loris gli è complementare. Roberto Citran impersona un uomo riflessivo, timido, ma non per questo remissivo e sottomesso al debordordante Franco. Merita menzione anche il toro Corinto, un animale estremamente docile, cui è impossibile non affezionarsi. Le ambientazioni sono varie, così come potremmo attenderci da un film on-the-road quale è "Il Toro". Da un contesto a noi familiare, di piccole aziende - spesso in crisi, con le inevitabili negative conseguenze sociali - i cui stabilimenti sono sparsi nella pianura, si passa alle montagne slovene; alle campagne croate; alle distese coperte di neve dell'Ungheria. La colonna sonora è curata da Ivano Fossati. Pur senza guizzi attoriali o particolari trovate e nonostante qualche "buco" di sceneggiatura, Carlo Mazzacurati ben ci racconta l'Italia e l'Europa di inizio anni '90 evidenziano lo smarrimento del suo presente ed anticipando l'acuirsi di fenomeni sociali che abbiamo imparato a conoscere e temere negli anni successivi. 

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