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Giovani, carini e disoccupati

Regia di Ben Stiller vedi scheda film

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La recensione su Giovani, carini e disoccupati

di Paul Hackett
8 stelle

Quando lo vidi al cinema, a metà dello scorso decennio, non mi piacque per niente. "Giovani, carini e disoccupati" (semplicemente orrido il titolo italiano) aveva la pretesa di raccontare la mia generazione (“twenty and something”) con alcuni dei più bei volti del cinema giovane americano e, paradossalmente, il film uscì proprio quando tutto stava finendo e la cosiddetta "Generazione X" stava per essere consegnata alla storia, con il colpo di fucile che avrebbe ucciso Kurt Cobain e chiuso definitivamente un’epoca. Evidentemente anch’io ero ben consapevole che il mondo giovanile stava entrando in un’oscura fase di trapasso e, forse per questo, detestai immediatamente il film, che mi sembrò banale, stereotipato, irritante e con una nota di bieco conformismo che mi faceva rivoltare lo stomaco. Eppure i protagonisti erano semplicemente perfetti. Winona Ryder, nella parte di Lelaine, era bellissima, quasi da Sindrome di Stendhal, e il suo volto buffo e dolcissimo trasmetteva perfettamente l’angoscia di una generazione senza punti di riferimento; perfetto anche Ethan Hawke, nel suo romantico ruolo di Troy, giovane marginale, innamorato perdutamente di Lelaine, ma troppo disperato per vivere una normale storia d’amore e troppo impegnato a bruciare in fretta per poter accontentarsi di spegnersi lentamente. Nonostante le ottime caratterizzazioni dei due protagonisti, ugualmente detestai (o non compresi?) gli stereotipi con i quali venivamo descritti noi perdenti di venti anni e poco più. Trovai addirittura detestabile il finale, con il suo messaggio conformista che più o meno diceva che bastava indossare una cravatta per decidersi (una buona volta) a crescere e ad integrarsi. Poi c'era quello strano giovane regista che compariva anche da non protagonista nel ruolo del giovane rampante di successo ma terribilmente ignorante... Ben Stiller... chi diavolo era costui? Insomma: davvero il film non mi convinse. Poi, con il tempo è successo un fatto strano: ogni volta che "Reality bites" passa in tv, non riesco a non guardarlo. Non credo dipenda solo dal fatto che Lelaine è bellissima e che è davvero difficile per uno che è stato giovane in quegli anni non immedesimarsi in Troy: semplicemente "Giovani, carini e disoccupati", con tutti i suoi limiti, è riuscito con molta semplicità a raccontare un'epoca ed una generazione di perdenti eternamente sospesi tra la voglia di tenerezza e la rabbia adolescenziale, tra il desiderio di integrazione e il ribellismo anarchico e un po' sconclusionato di chi non riesce a decidere dove andare a parare nella vita... proiettili con ali di farfalla, come cantava Billy Corgan in una canzone degli Smashing Pumpkins. Insomma: "Giovani, carini e disoccupati" è un gran bel film, anche se ci ho messo una vita per capirlo compiutamente. Voto positivo.

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