Regia di Anna Carlucci vedi scheda film
Tre fratelli - un uomo e due donne - si ritrovano per il matrimonio del padre, anziano vedovo, con una ragazza brasiliana.
C'è poco da discutere: qua siamo ai livelli di Branchie, il film con Grignani protagonista, di Favola (dove invece c'era Ambra) o di Alex l'ariete, l'indimenticabile prova attoriale di Alberto Tomba; la peculiarità però è che la prestazione magistralmente disastrosa in Torta di mele è innanzitutto quella della regista, la perlomeno acerba Anna Carlucci: proprio lei, la sorella della presentatrice Milly e della deputata di destra Gabriella, adepta berlusconiana. Già è difficile realizzare che la Carlucci meno celebre abbia diretto un film, poi la notizia assume contorni di paranormalità quando si scopre che Torta di mele è in realtà la sua opera seconda: l'anno prima aveva infatti esordito con Nessuno mi crede, titolo che riproduce fedelmente l'atteggiamento della regista ogni qual volta sparga la voce che ha girato un film. La caratteristica che accomuna tutti i titoli trash/scult citati in apertura a questa pellicola è il fatto che la realizzazione sia impressionantemente sciatta, la trama sia solamente un minimale dettaglio nel complesso dell'opera e la recitazione vada continuamente a ramengo sotto i colpi di una sceneggiatura a dir poco improbabile. Ma non è solo colpa del discutibile copione firmato da Gino Clemente, Chiara Del Re e Isabella Perricone; evidentemente ci mette del suo anche la Carlucci, per lasciare allo sbando totale un cast nel quale gli attori professionisti comunque non mancano (Gianmarco Tognazzi, Alessandra Casella, Laura Devoti, Giannina Facio e perfino Franco Interlenghi). Il risultato è qualcosa di molto simile a una telenovela per un canale regionale, con lunghe scene piatte, in cui nulla di significativo per lo sviluppo della trama accade, dialoghi ininfluenti pronunciati con la stessa verve della vocina elettronica che annuncia i treni in stazione e colpi di scena, a dire il vero molto modesti, buttati lì sgraziatamente. Tutto ciò non può che portare a pensare che la carriera della terza Carlucci dietro la macchina da presa si sia interrotta troppo presto. 1/10.
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