Regia di Peter Monsaert vedi scheda film
ARTEKINO FESTIVAL 2018
Davvero un bel "paradiso fiammingo" quello che ci si para dinanzi! Non c'è che dire..... E non tanto per le circostanze cinicamente squallide o i luoghi eticamente tutt'altro che limpidi in cui si svolge la vicenda, quanto piuttosto per il turpe avvenimento centrale su cui si poggia la controversa storia del film.
Al confine fiammingo con la Francia, una donna ancora giovane di nome Sylvie gestisce con una certa tenacia e un buon fiuto per gli affari, un bordello che la madre ha fondato e gestito prima di lei.
La donna ha una figlia ancora bambina che trascorre gran parte della giornata con la nonna e che porta il cognome della madre, dato che il padre, un cliente abituale del posto, non ha potuto riconoscerla per motivi legati al mantenimento della propria intimità familiare. La bimba è tenacemente tenuta al di fuori di quel locale e mondo non certo adatti ad un infante, ma proprio per questo ne è attratta in modo spasmodico, quasi ipnotico. Un giorno in cui la piccola sta aspettando la mamma in auto davanti al locale, e quindi furtivamente si trova indotta ad entrare, ecco che subito viene attratta dall'invito a farsi avanti di uno sconosciuto, che, ammaliandola con atteggiamenti affettuosi, finirà per abusare di lei nell'auto della madre.
Sconvolta dal truce episodio, e pure sotto inchiesta da parte della polizia, presso cui la donna si è recata per sporgere doverosa denuncia, Sylvie si improvvisa detective, aiutata dal padre della bimba, che ora può finalmente uscire allo scoperto. I due cercheranno in tutti i modi di venire a capo di un rebus nei confronti del quale le autorità non riescono ad addivenire ad alcun risultato concreto. Ed il prezzo da pagare per venire a capo della situazione, risulterà altissimo.
Ne emerge uno sconvolgente, duro ritratto di un mondo di violenza e prevaricazione, all'interno di un vero e proprio mercato della carne in cui affogare ogni doloroso incontenibile impeto utile ad assicurarsi qualche istante di animalesco piacere.
Opera seconda del regista belga Peter Monsaert, Flemish Heaven procede in bilico giostrandosi con una certa sensibilità e destrezza tra il candore innocente di una infanzia curiosa e proprio per questo violata ed offesa, e il cinismo vampiresco di una età adulta che ha ormai solo necessità di emozioni forti e prevaricanti, in cui il protagonista possa sentirsi cacciatore e dominatore, incurante dei destini delle prede sue vittime.
Nel film si scontrano con efficacia dirompente l'amore materno intenso e dominato da mal celati sensi di colpa, e la freddezza contrattuale dei rapporti umani che contraddistinguono i personaggi in questione, salvati a tratti da quel senso di unione familiare rinnegata o tenuta nascosta che, nonostante tutto, sopravvive ed interviene ad assicurare la sopravvivenza di un sentimento che possa allontanare i protagonisti da tanto squallore e bestiale istintività.
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