Regia di Mario Bonnard vedi scheda film
SOTTO IL FRAC UN RIDICOLO PIGIAMA, SENZA FRAC UN UMILE UOMO CHE DEVE LAVORARE PER MANGIARE
che terrificante storia di fantasmi e di horror vacui che è GASTONE... un attorucolo di teatrino per palati poco fini che si crede, grazie al proprio bell'aspetto, un super uomo con possibilità infinite.
si esibisce in un tabarin sulle macerie della belle epoque, giusto in tempo per rovinare in un ventennio che compare poco timidamente nel nero della propria borghese divisa.
tra la riproposizione esausta del numero musicale, (insieme ad una improbabile duchessa esule russa- magali noel), il vecchio pubblico che accorre ogni sera per essere confortato nelle proprie logore certezze, il cerone che copre e nasconde ma tramanda oltre ogni tempo possibilmente rimasto, GASTONE perpetua il proprio mito come il fumo delle sigarette che consuma con mosse affettate.
gastone è un nulla ricoperto da un frac; la corazza, la pelle che lo esalta e che senza di essa è un ometto come tanti con retina e trucco in pigiama, pronto per il letto.
un ometto che vive del proprio passato e dell'idea che ha di esso.
che vive in una pensione abitata da idee in divenire che non diverranno mai
e che lavora nel tabarin dove pratica il danseur pour femme.... agèes.
un cabarettista che forse ha avuto un'idea ma che non ne ha altre, su cui il tempo marcia senza pietà e che vive nell'adorazione di un principe(il solito immenso vittorio de sica) in miseria che campa coi soldi di una moglie americana che lo disprezza.
gastone è un progetto vivente, sostenuto dalla verve e dalla presenza del principe e dai soldi avallati dallo strozzino achille(il solito perfetto sgradevole paolo stoppa), che gravita intorno al tabarin come un satellite impazzito, avido delle grazie di quelle soubrette appannate o insipide o smunte in via di avvizzimento.
e il tramonto definitvo di gastone, avviene quando s'imbatte nelle grazie squattrinate di NN di annina(l'adorabile anna maria ferrero), assolutamente inconsapevole della propria fine perchè folgorato dal talento dalla ragazza ma soprattutto perchè se ne innamora.
e quindi questo "gastone" perso in se stesso, nel proprio riflesso, nell'idea di se stetto, sperso nel tempo e in un non luogo di carta pesta e di quinte e fondali che salgono e scendono, compaiono e scompaiono , abbagliato dalla propria vana bellezza, corrosa dalla propria ignoranza e demolito dall'incapacità di riconoscersi nel tempo e nello spazio, svanisce danzando per un ultima volta nello splendore del proprio fracche, cantando il proprio nom de plume poco prima che sull'italia, sull'europa e sul mondo si abbatta l'insensata follia di un'altra guerra.
un film che ricordavo pochissimo, che anzi forse mai nemmeno avevo visto.
un sordi particolarmente melanconico e che i vari momenti comici non fanno altro che inasprire questo senso funebre e funesto di fine che si respira sin dall'inizio quando , GASTONE, viene introdotto da una voce fuori campo e da quel nome cantato a voce bassa come se stesse svanendo.
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