Regia di Wes Craven vedi scheda film
Il miglior Nightmare ed uno dei migliori film di Wes Craven, che qui capisce quello che tutti gli altri che hanno lavorato a questa saga (compreso lui stesso) non avevano capito: come sfruttare narrativamente il personaggio di Freddy Kruger. La capacità di entrare nei sogni di questo spauracchio diventa qui per la prima volta un modo per far gradualmente deragliare la realtà delle sue vittime, che divengono confuse ed instabili in un mondo esterno che sembra un covo di pericoli in agguato, e lo spettatore diviene egli stesso vittima di questa distorsione percettiva. Dopo sette film passati a fare il buffone dello slasher, Freddy risulta essere finalmente un personaggio temibile, inquietante, che fa sentire la propria presenza incombente per tutta la durata della pellicola pur comparendo solo in poche scene (e l'omicidio nell'ospedale psichiatrico credo sia il migliore della serie), ed è davvero interessante che sia il film stesso a farlo notare: quando Robert Englund chiede a Heather se il mostro dei suoi incubi sia come lui, lei gli risponde che è più cattivo e più spaventoso, come se la parte "umana" del personaggio fosse stata estirpata per renderlo pura malvagità (e la cosa è sottolineata anche dal trucco, più deformante del solito). In effetti il titolo originale rende bene l'idea, perché questo non è più A Nightmare on Elm Street ma è proprio il nuovo incubo di Wes Craven, un autore che dopo ricicli continui della sua creatura (già minestra riscaldata dei vari Jason Voorhees e Michael Myers) fa l'unica cosa possibile rimasta: rifletterci sopra. Ed infatti, al di là del puro meccanismo horror, Nightmare – Nuovo incubo non è che una riflessione sul cinema e sulla creatività, sul ridicolo accanirsi nei contronti di personaggi considerati galline dalle uova d'oro riproponendoli fino a farli diventare simil parodistici e sugli stilemi del genere (ben più matura rispetto a quella di Scream). E quando la protagonista ha finalmente sconfitto la minaccia (del mostro, di un ruolo ammazza carriera, della perdita della tranquillità familiare) tutto si conclude con la lettura della sceneggiatura del film finalmente conclusa, chiudendo il cerchio metacinematografico. C'è qualche caduta di stile, una manciata di dialoghi raffazzonati ed una recitazione troppo sopra le righe da parte di alcuni attori (Fran Bennett...), ma nel complesso è un ottimo risultato.
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