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Natale a Londra - Dio salvi la Regina

Regia di Volfango De Biasi vedi scheda film

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La recensione su Natale a Londra - Dio salvi la Regina

di maghella
4 stelle

Erminio (Lillo) e Brisco (Greg) sono due teppistelli figli del boss “Er Duca” (Ninetto Davoli). Erminio è il figlio illegittimo che cerca in tutti i modi di conquistarsi il rispetto del padre, Brisco è il figlio legittimo che ha subito un brusco cambio di personalità diventando da prepotente coatto a giovane marmotta. Erminio coinvolge Brisco in una improbabile impresa a Londra, che vede protagonisti anche “Il Barone” (Nino Frassica) e sua figlia Anita (Eleonora Giovanardi): il primo è il gestore del ristorante londinese del Duca, mentre sua figlia ne è lo chef super stellata. Mi rendo conto ora, mentre cerco di scriverne, quanto sia strampalata questa trama e quanto siano improbabili i loro protagonisti, ma proseguo.

La vendita del ristorante del Duca viene boicottata una volta che Erminio e Brisco vengono a sapere che Il Barone deve un milione di sterline ad uno strozzino denominato da Erminio Robocop per via di una mano di acciaio (con la quale da sonore mazzate), da qui l'idea strampalata dell'improvvisata banda di rapire i cani della regina, che casualmente vanno a mangiare due volte alla settimana delle polpette nel ristorante di fronte gestito da due cafoni napoletani (gli Arteteca: Monica Lima e Enzo Luppariello). Una serie di gag dovute al cambio di personalità di Brisco, alla goffaggine di Erminio, alla presenza dell'imbranato aiuto cuoco (Paolo Ruffini) innamorato della figlia del Barone, all'entrata in scena di altri componenti della banda quali Il Mago (Enrico Guarneri) e Il Barese (Uccio De Santis). Il film prosegue con la messa in atto del rapimento dei cani e la conseguente fuga, vi è poi una confusione narrativa dovuta al riempimento del tempo necessario perché il film non sia un cortometraggio ma un lungometraggio e ne giustifichi il costo del biglietto. Non manca una scazzottata finale degna dei sempre rimpianti Bud Spencer e Terence Hill, purtroppo Lillo e Greg non ne sono all'altezza, ma mi ha fatto tenerezza rivedere sul grande schermo una formula tanto nostalgica e che comunque porta a casa sempre il suo dignitoso risultato. Perché la vera scoperta di questo cinepanettone è che si è lasciata a casa la battutaccia e la scorreggia per ritrovare un minimo di narrazione con delle formule narrative datate ma che hanno sempre fatto breccia nel cuore dei giovanissimi e dei bambini: i cazzotti e le mosse di karatè. Rivedendo questo film ho rivisto un po' quelle che erano state le intenzioni dei film di Monnezza o della sopracitata coppia Spencer ed Hill: storie semplici, prive di volgarità, un pizzico di intrigo alla “matriciana” e una spruzzatina appena accennata di romanticismo. Purtroppo il risultato moderno è alquanto noioso, il film dura 90 minuti, ma regge a malapena i primi 30, poi tutto rimane sconclusionato e si fa veramente fatica a giungere al termine. Ma, al contrario di altri film di questo genere di questo periodo, non fa schifo, non se ne rimane disgustati ma solamente annoiati. Ovviamente parlo per me, perché i bambini in sala hanno riso molto e di cuore, specialmente per le cadute di Erminio-Lillo, per la scazzottata, per le situazioni imbarazzanti, per gli schiaffoni e alla fine sui titoli di coda è anche scattato l'applauso. Un applauso che mi ha aperto gli occhi dall'abbioco post pranzo natalizio.

Sempre simpatici Nino Frassica e Ninetto Davoli, quasi odioso Greg al quale ho preferito (e questa è la vera sorpresa) Paolo Ruffini, completamente a suo agio Lillo. Tutti gli altri attori comici fanno la loro parte da caratteristi senza strafare e rimanendo nei loro ranghi, questo penso sia dovuto proprio alla sceneggiatura che li voleva marginali e che quindi gli ha impedito voli pindarici come ho visto fare a molti comici televisivi approdati sul grande schermo per natale...ecco, questa è una che ho apprezzato molto.

 

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